Pian piano c'è arrivato. Tiziano Ferro ha l'anima swing sin da quando ha pubblicato Rosso relativo, roba di undici anni fa. Ora eccolo qui, finalmente: «In effetti ho sempre sognato di incidere un disco swing: il mondo orchestrale dona una magia speciale». Dopo un anno, ripubblica il suo disco L'amore è una cosa semplice (già vendutissimo) con l'aggiunta dell'outing che più interessava: quello swing. Ha riverniciato sei sue canzoni, da Xverso e Il bimbo dentro fino all'ultimo arrivato La differenza tra te e me, aggiungendoci l'inedito di rito (Per te) cantato però al fianco della tromba di Fabrizio Bosso. E di un breve documentario sull'ultimo show all'Olimpico di Roma. Per capirci, questo disco uscirà in 63 paesi, Giappone compreso, mostrando il lato inedito di una popstar che, forse ma solo forse, sta per cambiar pelle. Così.
Caro Tiziano Ferro, tutti vogliono sembrare moderni, lo swing viene da lontano.
«Io invece ho bisogno di stimoli nuovi. E ho voglia di giocare con la musica. Perciò, visto che non ho brani nuovi, ho voluto divertirmi a ridecorare alcune vecchie canzoni».
Risultato?
«Stimolante. E penso continuerò visto che mi sento comodissimo in questi panni. Stà a vedere che si è aperta una nuova strada».
Nuova mica tanto. Lo swing è un genere musicale cosiddetto «maturo».
Tengo sempre conto del passato, anche del mio: mi confronto quotidianamente con ciò che ero. Spesso sono identico. E spesso no. Mi diverte pensare anche al me degli esordi».
Dopo più di dieci anni, si mostra molto diverso. E al pubblico potrebbe non piacere.
«Finora chi mi conosce ha capito le mie scelte».
Intanto ha fatto due show a Rds a Roma e a Radio Italia a Milano (che lo manderà in onda il 17 gennaio in radio, in tv e in streaming). E' in previsione un bis?
«Canterei al Blue Note anche domani. A patto di poterlo fare con la band con la quale ho prodotto questo disco».
Che ha un'atmosfera, mutatis mutandis, al Rat Pack.
«E forse tutto è nato da quando ho ascoltato Forever Cool di Dean Martin. Quello è stato un momento chiave di un'ispirazione arrivata tanto tempo fa».
Ossia?
«Da ragazzino trascorrevo una quantità incredibile di pomeriggi in casa ad ascoltare i dischi che avevano comprato i miei zii. Ho in mente persino le immagini di me che ascolto, studio le copertine, sogno di vederci il mio volto stampato sopra».
Da Nat King Cole a Michael Bublé, qual è il nome decisivo?
«Ne scelgo uno per tutti: Frank Sinatra. Il re. Il più grande».
Lo swing spesso è meglio in due. Dovendo scegliere un italiano?
«Duetterei con Zucchero o Paolo Conte di certo. Tra gli stranieri, Paolo Nutini. O Usher. O Alejandro Sainz».
Robbie Williams ha duettato con Nicole Kidman in Something stupid.
«Io sceglierei Giorgia o Elisa: adoro le loro voci. Ma anche quelle di Karima o della Consoli».
Tiziano Ferro ha inventato uno stile. Si potrebbe dire che è diventato commerciale.
«Tutto è commerciale. Anche se le cose più impensabili vengono filtrate dal pubblico. Se piacciono, vendono. E, se vendono, diventano commerciali. Anche a me capita lo stesso».
Però ci sarà qualcosa che non rifarebbe.
«Non mi piace un brano di 111 che si intitola Mia nonna. Ma, se potessi usare la macchina del tempo, quella è una canzone che lascerei fuori così non sarei qui ancora adesso a rimpiangere di averla scelta ».
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