Alla Triennale va in scena l'arte dello skate

Alla Triennale va in scena  l'arte dello skate

Lo skate non è un salto nell'aria, ma una cultura. Qualcosa di più di un'acrobazia, qualcosa di simile a un'iniziazione.

Una tavola, quattro ruote, milioni di skater e una rincorsa lunga ben più di mezzo secolo - dalla California degli anni Cinquanta a oggi - per atterrare in un museo. Trick, Grab e «giro della morte». Si chiama vita.

Benvenuti alla Triennale Milano, tempio del design, dell'architettura e dell'arte contemporanea, tra moda, cinema, performance e nuove culture: a novembre qui è stato inaugurato un grande skatepark multisensoriale - titolo: OooOoO - progettato dall'artista sudcoreana Koo Jeong A e animato dalla musica elettronica di Koreless, disco-artista di Bangor, Galles. Realizzata appositamente per la Triennale Milano, l'installazione da una parte vuol stimolare nel visitatore «una partecipazione fisica e mentale dello spazio che arriva a sfidare le dinamiche relazionali tra uomo e oggetto» - e vabbè... - dall'altra celebra la (sotto)cultura dello skating, che prima di tutto è una prova di equilibrio esistenziale, stile di vita, senso del no limits, moda di strada, eccesso, prevaricazione, esibizionismo, dolore ed estasi, e poi - anche - uno sport estremo, oggi incluso tra le discipline olimpiche a Tokyo 2020.

Milano, 31 gennaio 2020: domani sera alla Triennale aprirà la mostra Tracce sul marciapiede (aperta fino al 16 febbraio) a cura di Roberto D'Agostino, il quale inaugurerà l'evento con una lectio a tema (segue abstract: «Fare skating non nasce da un bisogno di ribellione ma piuttosto da un bisogno mistico, biologico di calore umano, di amicizia, di fratellanza, di solidarietà»). Esposte le fotografie di Paolo Cenciarelli che raccontano la cultura skate di Roma in relazione al contesto urbano e architettonico e una selezione di skateboard creati dall'artista Simone El Rana, più due video sulla scena skate di Milano e Roma ideati dallo stesso D'Agostino - cultore ante litteram dello skate - con montaggio di Pierluigi Amato. Di seguito, proiezione del documentario culto Dogtown and Z-boys (2001), voce narrante di Sean Penn, sulla rivoluzione dello skate, avvenuta a Dogtown, degradato quartiere tra Santa Monica e Venice, quando negli anni '70 le incursioni nelle piscine dei ricchi di Beverly Hills svuotate dalla siccità completarono l'evoluzione del surf in skateboarding.

Fenomeno sociale, gesto atletico, antropologia urbana, ribellione come attitudine, irriverenza come way of life, street culture, musica, video, fanzine e arte dell'immagine: accanto alla mostra, alla Triennale, va in scena la proiezione del film Paranoid Park di Gus Van Sant, premio speciale a Cannes nel 2007 (nonché miglior film del 2007 secondo i critici dei Cahiers du cinéma) e il film Kids del 1995, diretto da Larry Clark e

sceneggiato da Harmony Korine, che racconta 24 ore nella vita di un gruppo di ragazzini nei bassifondi di New York. Oggi, invece, festeggia l'high society. Conclude la serata un esclusivo Skate Party. Buon Grind a tutti.

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