«Troppo napoletano» L'Hollywood vesuviana sbanca i botteghini

Il film prodotto da Siani allunga la serie di pellicole «glocal» che fanno rinascere il cinema partenopeo

Pedro Armocidada NapoliL'idea è nuovama ha radici antiche perché in realtà il fenomeno dei film «glocal» è sempre esistito nel nostro paese. E la Campania è la macroregione (considerando anche il fenomeno degli emigrati) in prima linea per quanto riguarda la sperimentazione di attori e di fenomeni di questo secondo tipo. Ossia di film che riescono a ripagare, e bene, le spese pur uscendo quasi esclusivamente in una regione. Basti pensare ai film con Nino D'Angelo e Mario Merola che qui avevano il loro zoccolo duro di spettatori. Ma i casi di grossi successi partenopei arrivano fino a Song'e Napule, la scatenata commedia dei fratelli Manetti su un cantante neomelodico interpretato da Giampaolo Morelli che nel 2014 ha quasi raggiunto il milione d'incasso. Mentre è proprio di questi giorni la sorpresa al botteghino di Vita Cuore Battito di Sergio Colabona che nel giro di due settimane, grazie anche al cast di comici della popolare trasmissione partenopea di Rai Due Made in Sud, ha superato il milione e mezzo al botteghino. Per capirci, la stessa cifra ottenuta da Forever Young di Fausto Brizzi che poteva contare su attori ben più noti come Fabrizio Bentivoglio, Sabrina Ferilli, Luisa Ranieri e Teo Teocoli. E ci sono addirittura alcune commedie, come Onda su onda di e con Rocco Papaleo, che si sono fermate alla metà di quelle cifre. Con questi numeri si capisce come anche il mercato locale inizi a interessare i produttori.Ha intrapreso questa strada Alessandro Siani, l'attore-regista campione d'incassi che, ad anni alterni, divide le vette del botteghino con Checco Zalone, che ha stretto un'alleanza strategica con Riccardo Tozzi di Cattleya da cui è nata la costola Cattleya Lab pensata per lanciare nuovi talenti cinematografici. Il primo progetto ad arrivare in porto, in tempi anche relativamente brevi, è Troppo napoletano diretto da Gianluca Ansanelli che da giovedì sarà nelle sale con una strategia distributiva paradigmatica, 150 copie concentrate in maggioranza in Campania senza però dimenticare la Puglia, la Basilicata e le regioni più «partenopee» come il Lazio, l'Emilia Romagna e la Lombardia. «Ma - avverte Riccardo Tozzi - anche se il film non si espandesse troppo fuori i confini regionali noi non ci rimarremo male. Perché sono convinto che il film otterrà il break even e anche qualcosa di più già solo in Campania. C'è qui un talento diffuso che è il petrolio di Napoli». E' da dopo Benvenuti al Sud che Cattleya ha concentrato la sua attenzione in questa regione dove ha prodotto grandi successi, cinematografici come Si accettano miracoli, l'ultimo film diretto da Alessandro Siani che a luglio sarà in Svizzera sul set del nuovo Mister Felicità con l'inedito «sparring partner» Diego Abatantuono, ma anche televisivi come la serie Gomorra. Mentre ora sta sviluppando una nuova serie insieme allo scrittore di romanzi gialli Maurizio De Giovanni: «Sarà una novità assoluta, con la rappresentazione particolare sia della Napoli di superficie che di quella sotterranea. Dai toni di commedia-gialla si passerà a quelli misterioso-esoterici», rivela Tozzi che in attesa di Gomorra 2 si gode l'uscita in tv negli Stati Uniti della prima serie. Mentre invece Troppo napoletano, dice Alessandro Siani al cui omonimo libro (Mondadori) è ispirato il titolo del film, «non si vergogna certo a raccontare Napoli con il suo dna di speranza e grandissima umanità». Troppo napoletano è infatti una commedia semplice e autentica che ruota intorno alle prime inquietudini amorose di due ragazzini, Ciro e Ludovica, perfettamente interpretati da Gennaro Guazzo e Giorgia Agata. Lui, più scugnizzo, e lei, più «chiattilla» ossia della Napoli bene.

In parallelo prende forma la storia d'amore della mamma di Ciro (Serena Rossi) che s'innamora dello psicologo (Gigi, che con Ross forma il duo comico sempre di Made in Sud) chiamato ad aiutare il figlio a cui è morto il papà cantante neomelodico mentre si lanciava dal palco. Insomma tra battute e risate c'è il tempo di raccontare anche la doppia anima di Napoli comune però a tutte le grandi città.

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