Cultura e Spettacoli

Tutte le rosicate dei francesi

Il caso dei Maneskin e della bufala sulla cocaina è solo l'ultimo di una serie di casi in cui i francesi, sconfitti dagli italiani, hanno rosicato. E non poco

Tutte le rosicate dei francesi

Rotterdam, 22 maggio 2021, Eurovision Contest Song, classifica finale: primi i Måneskin con 524 punti, seconda la francese Barbara Pravi con 499 punti e terzo il franco svizzero Gjon’s Tears con 432 punti. il quartetto rock italiano composto da Damiano, Victoria, Thomas ed Ethan si porta a casa il trofeo dopo aver bruciato sul traguardo tutti i concorrenti della gara canora internazionale grazie al voto del pubblico. I Måneskin erano quarti dopo il voto della giuria tecnica; ma il pubblico (per regolamento non quello italiano) li ha fatti volare in testa con una pioggia di voti, che hanno fruttato ben 318 punti. “Zitti e buoni”, come recita il titolo della canzone vincitrice, e tanti saluti a tutti. Nemmeno il tempo di spegnere le luci e i rumori della festa ed ecco che spunta un video estrapolato dalla diretta della serata. Si vedono i Måneskin seduti a un tavolino dopo la loro esibizione sul palco e prima della dichiarazione dei voti; a un tratto il frontman Damiano David si china sul tavolino e si rialza quasi subito. Secondo alcuni si tratterebbe di una clamorosa “pippata” di cocaina in eurovisione. E indovinate chi chiede subito a gran voce la squalifica della band romana? I francesi, ovviamente! Che in questo modo vedrebbero la loro beniamina Barbara Pravi balzare al primo posto con la canzone “Voilà”, un titolo e un programma. Ovviamente non succede nulla, i Måneskin si dicono pronti anche a sottoporsi a un test anti-droga e Damiano David nega di aver mai fatto uso in vita sua di sostanze stupefacenti. Ma qualche media francese entra a gamba tesa con titoli e articoli sugli “italiani popolo di drogati”.

Il problema è che, quando un italiano li batte sul campo, i cugini francesi non la prendono mai benissimo. “E i francesi ci rispettano/ che la balle ancora gli girano”, come canta Paolo Conte in ‘Bartali’ del 1979, uno dei suoi pezzi più famosi e iconici. Il cantautore astigiano si riferiva alla vittoria di Gino Bartali al Tour de France del 1948, prima tappa con arrivo in volata a Trouville-sur-Mer in Normandia: il ‘Ginaccio’ nazionale aveva bruciato sul traguardo Guy Lapèbie e Louis Bobet, campioni del ciclismo transalpino dell’epoca. E sarà sempre Bartali ad arrivare in maglia gialla sull’Avenue des Champs-Élysées a Parigi, fine della Grand Boucle. E sempre l’Arco di Trionfo della Ville Lumière farà da cornice a un’altra apoteosi del ciclismo italiano: 2 agosto 1998, Felice Gimondi, direttore sportivo della Mercatone Uno-Bianchi solleva sul podio il braccio al suo ciclista di punta, il Pirata Marco Pantani, trionfatore dell’ottantacinquesima edizione del Tour. 9 luglio 2006, Berlino, Olympiastadion. Finale dei Campionati del mondo di calcio, Italia-Francia. Minuto 10 del secondo tempo supplementare, squadre stremate e ferme sull’1 a 1. I nostri cugini sembrano a tanto così dal piazzare il colpo decisivo e portarsi a casa la Coppa. Ma a un tratto l’arbitro argentino Horacio Helizondo ferma il gioco perché poco distante dall’area azzurra, a palla lontana, il difensore centrale Marco Materazzi si contorce a terra dal dolore con le mani al petto. È stato colpito con una testata dal campionissimo francese Zinedine Zidane, che viene espulso, chiudendo in questo modo la sua straordinaria carriera e condannando i transalpini alla sconfitta ai calci di rigore.

Polemiche a non finire sui media francesi sugli “italiani imbroglioni”, rinfocolate poi il 28 novembre 2006 dalla decisione del settimanale francese France Football di conferire il Pallone d’Oro 2006 al difensore Paolo Cannavaro. Apriti cielo! Offesa mortale a Zidane, italiani ladri di coppe e palloni d’oro eccetera, eccetera. 26 marzo 2021, il quotidiano francese ‘Le Monde’ titola così un articolo sul Presidente del Consiglio italiano Mario Draghi: “Un italiano così europeo…”. I giornalisti transalpini sono preoccupati che l’autorevolezza dell’ex presidente della Banca Centrale Europea possa togliere spazio nei consessi continentali all’allure del presidente francese Emmanuel Macron e alla tradizionale grandeur francese. 2 marzo 2014, Los Angeles. Alla cerimonia per gli Oscar del cinema trionfa ‘La grande bellezza’ del regista napoletano Paolo Sorrentino. Una fotografia strepitosa a immortalare i mille angoli eterni di Roma Capitale. Ed è di nuovo una grande “rosicata” per i nostri cugini. Il quotidiano ‘Le Monde’ titola su una Roma “a rischio bancarotta. Jep Gambardella (il protagonista del film, ndr) perfetto simbolo del declino”.

Forse anche perché la famosa statuetta non arriva dalle parti di Parigi dal 1993, anno in cui fu premiato il film “Indochine” di Règis Wargnier. Un digiuno di celluloide lungo 18 anni. 22 novembre 1985, Parigi. Silvio Berlusconi in conferenza stampa risponde alle perplessità di ambienti governativi e mediatici francesi circa l’operazione La Cinq, cioè lo sbarco in Francia della tv commerciale autorizzato dal governo transalpino 48 ore prima. A chi lo accusa di voler creare una ‘télévision Coca-Cola’, cioè estremamente commerciale, il Cavaliere risponde di voler creare invece una ‘télévision beaujolais et champagne le samedi’, cioè una televisione da grandi vini rossi e champagne, bandiere dell’enologia francese. Berlusconi aveva messo il dito nell’orgoglio francese, rimasto spiazzato da un imprenditore italiano che veniva a conquistare l’etere di casa loro. Diventarono pazzi. “Rosicare”, “ronger” diventa un’arte francese specialmente quando i nostri cugini volgono lo sguardo verso il Bel Paese.

Ma, suvvia, un po’ di sportività. La grandeur, cari cugini, resta alla Francia! Noi italiani ci accontentiamo di stare “zitti e buoni”…

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