Gianna Nannini: "Urlo il mio Inno per svegliare l'Italia in crisi"

La positività del disco in uscita: "Spero in un nuovo Rinascimento E dal vivo sarò rock, molto rock"

Gianna Nannini: "Urlo il mio Inno per svegliare l'Italia in crisi"

Dopotutto lei non si ferma mai. Difatti ieri è entrata a bruciapelo e ha spiegato il suo nuovo album proprio come se fosse in concerto: in piedi sul palchetto, un microfono e via così. Fate le domande, prego. Fisico asciuttissimo («Se mi spogliassi, vedreste come sono tonica»), grinta la solita. Area Pergolesi in centro a Milano: è il battesimo di Inno, il suo diciottesimo album, quello di una mamma dopo che è diventata mamma, ossia complesso, pieno d'anima e quindi di soul, forte non perché ci sono i chitarroni a pieno volume ma perché gli arrangiamenti (e gli archi di Wil Malone) hanno un'intensità rotonda e impareggiabile. «Ho bisogno degli strumenti adatti per la mia voce», spiega subito lei. Eggià.

Però, cara Nannini, prima di tutto stupisce la dedica dell'intero disco a Elsa Morante.
«Le sue opere hanno accompagnato la mia vita. Quando sono arrivata a Milano per la prima volta, un ragazzo mi consigliò di leggere Il mondo salvato dai ragazzini. Sono rimasta fulminata».

Ossia?
«Son parole musicali. Credo che qualsiasi bel libro debba essere musicale. E stavolta nel testo di Tornerai, scritto in collaborazione con Isabella Santacroce, mi sono ispirata ai suoi versi: “Prima o poi ovunque tu sei ritornerai dal luogo illune del tuo silenzio”».

La rinascita dopo il silenzio.
«Questo è un disco che già dal titolo spera in un nuovo rinascimento».

Forse perché dopo tanta negatività è il momento dell'ottimismo e delle idee.
«In Italia soprattutto, visto che dopo la fine della seconda repubblica abbiamo perso, come si dice in gergo calcistico, il controllo della palla. Ora è il momento della rinascita».

Però lei non rinuncia alla polemica. Tipo quella in Sex drugs and beneficenza.
«È una sorta di caricatura della grande truffa del rock'n'roll e di una iconografia che tutti conosciamo. Ma non è limitata solo a questo. L'ho scritta pensando a Ivan Illich, il filosofo tedesco che ho incontrato a San Rossore nei giorni del G8».

Incontro molto importante.
«Per lui, la globalizzazione non crea nuovi poveri ma nuovi bisognosi. Perciò parlo di beneficenza: talvolta la beneficenza delle cosiddette multinazionali diventa un vero e proprio lavoro nel quale la speranza si compra, e si vende, con un sms».

Ah l'attualità dolorosa. Però in questo disco ci sono anche profondi richiami al passato.
«Sì mi sento vicina al soul, al mondo black, alla lezione di Etta James e quindi alle atmosfere del film Cadillac Records con Beyoncé nel ruolo appunto di Etta James».

Senza dimenticare Puccini, toscanissimo come lei. E Caterina Bueno, cantante ma anche etnomusicologa.
«L'ottava rima, come si dice dalle mie parti, ce l'ho nel sangue. E non si può negare che in qualsiasi cosa io canti ci sia una traccia importante di tradizione popolare toscana».

Forse anche l'Inno, in sé, rispecchia questa tradizione.
«Sì è un inno per la positività. E alla positività si arriva spesso dopo aver attraversato il dolore, come abbiamo fatto in questi anni di crisi».

Spesso le difficoltà ci fanno ripiegare sulla vita privata. Lei è diventata mamma. E in questo disco c'è una ninna nanna (la terza del suo repertorio).
«E il bello è che l'ha quasi scritta lei. Quando ha ascoltato le prime melodie del brano ha detto “nein” perché non le piacevano. Così le ho cambiate. Ha già un bel gusto musicale. E mia mamma, oltretutto, dice che lei ha già una voce più bella della mia».

A proposito di confronti, nel disco c'è pure un testo scritto da Tiziano Ferro (quello di Nostrastoria). Un confronto al vertice tra due autori principe.
«E per di più mi trovo bene nelle sue parole. Io comunque, finché durerà la mia carriera, dirò sempre quel che penso».

Canta (e spera) nella rinascita. La rinascita talvolta è anche frutto del passaggio generazionale. Perciò ha scritto uno dei brani che Marco Mengoni canterà al Festival di Sanremo?
«Lui mi è piaciuto subito. E comunque voglio aiutare i giovani a esprimersi non solo con le cover, come fanno i talent show, ma anche con la propria cifra artistica».

L'hanno vista al concerto di Lady Gaga.


«Una scenografia pazzesca. Secondo me è brava».

A proposito, quale sarà la sua nei concerti che inizieranno a Roma il 12 aprile?
«Rock, molto rock. D'altronde con gli strumentisti che ho non potrebbe essere diversamente...».

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