"Uso le star come ragazzi da talent"

Il conduttore spiega i motivi del successo del suo Tale e quale Show. E, da Re Mida della tv, aspetta la chiamata per il Festival di Sanremo

"Uso le star come ragazzi da talent"

Un classico di ieri, uno di oggi. Le imitazioni, nello stile grande show del passato. Le canzoni, nella ritrovata voglia canterina degli show attuali. Tale e quale Show era nato così: dal connubio fra due generi anagraficamente lontani. «E chi poteva supporre che riscuotesse tanto successo? - s’inorgoglisce Carlo Conti (conduttore del varietà di Raiuno che venerdì scorso, con il 21,63 per cento di share, ha battuto perfino Zelig) - Ammettiamolo: l’idea non era proprio nuovissima. Ma per citare Lavoisier, in tv, come in natura, “nulla si crea e nulla si distrugge”».

Che cosa ha funzionato di più? Le imitazioni o le canzoni?
«L’esatto mix dei due generi. Servito secondo un meccanismo, questo sì, del tutto inedito. Perché vedere Fausto Leali che rifà James Brown o Serena Autieri che replica Antonella Ruggiero, o Gloria Guida che ripropone la Carrà... e non solo per gioco, ma con un impegno totale, non è cosa di tutti i giorni».

Scusi, Conti: ma chi glielo fa fare, a dei professionisti affermati, di rischiare faccia e reputazione in imitazioni a dir poco spericolate, come quella di Pavarotti (fatta da Gabriele Cirilli), di Renato Zero (la Corna) o di Michael Jackson (la Misseri)?
«L’incredibile è proprio questo. Che tutti hanno accettato subito di sottoporsi a giornate intere di esercizi con appositi vocal coach, a ore e ore di trucco e parrucco... Perfino all’ipotesi di fallire miseramente nell’impresa. Ma si vede che il gusto della sfida era più forte del timore della figuraccia».

Tale e quale Show mischia molto furbescamente tanti elementi che oggi sembrano indispensabili a un varietà. L’effetto nostalgia, innanzitutto...
«Quale nostalgia? Sì: proponiamo idoli o canzoni del passato; ma i nostri protagonisti si cono cimentati anche nelle repliche di Lady Gaga, Noemi, Giusy Ferreri, Zucchero, Vasco Rossi. Proprio qui sta il bello: Tale e quale Show attira generazioni di pubblico molto diverse fra loro».

Però è l’ennesimo varietà incentrato sulle canzoni. Basta citare a caso: I migliori anni, Ciak si canta, Non sparate sul pianista, Ti lascio una canzone, Io canto...
«Già. E pensare che fino a poco tempo fa si diceva: le canzoni in tv non tirano più. I tempi di Canzonissima, del Disco per l’estate sembravano irrimediabilmente trascorsi, e invece... Vede, gli ingredienti del varietà sono sempre quelli. Presentatore, canzoni, balletti, comicità. Possono cambiare le dosi, ma il sapore, in fondo, è sempre lo stesso».

E infine i vip giurati, che da dietro un tavolo esprimono il verdetto sui concorrenti. Questa della giuria, ormai, è diventata una specie di ossessione televisiva...
«... di cui l’iniziatore credo d’essere stato proprio io, dieci anni fa, con I raccomandati. Il presidente di giuria era infatti Cristiano Malgioglio, e il suo modo di fare “pollice verso”, senza tanti complimenti e senza troppi peli sulla lingua, ha fatto da modello a tutti gli altri. Nel bene e nel male».

Nel successo delle giurie vip non c’entrerà per caso anche la sindrome del «giustiziere», cui tanto pubblico sembra volentieri indulgere?
«Certo. Vedere un concorrente famoso che si becca un 3, e ci rimane male, appaga la latente perfidia comune a molti spettatori. Ma non è il nostro caso: noi la classifica dei concorrenti la stiliamo solo alla fine. E la nostra giuria - Loretta Goggi, Christian De Sica, Claudio Lippi - la definirei molto più bonacciona che malevola».

Con Tale e quale Show Carlo Conti fa centro per l’ennesima volta. Ormai sembra che tutto ciò che lei tocca diventi oro nei dati d’ascolto. Come se lo spiega?
«C’è una foto, sulla mia scrivania. La sola mia foto che abbia voluto incorniciare. Uno scatto fortunato, che m’immortalò assieme a Mike Bongiorno, Pippo Baudo e Renzo Arbore. Ecco: mi piace pensare di aver imparato qualcosa da ciascuno di loro. Da Mike lo stile di conduzione nei quiz; da Baudo qualche tratto da gran cerimoniere; da Arbore la capacità d’interagire ironicamente».

A quando il sigillo di tanta carriera? A quando la presentazione del Festival di Sanremo?
«Sanremo non lo considero un punto

d’arrivo. Semmai un grande punto di passaggio. Molti grandi l’hanno fatto bene; altrettanti hanno preso la batosta. A me lo proposero due anni fa, poi non se ne fece niente. Se qualcuno vuole ripropormelo... sempre disponibile».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica