Cultura e Spettacoli

Vasco, Ferro, Cremonini, Baglioni. Il grande pop chiude i palchi. Ci si risente la prossima estate

In poche ore è stato annunciato il rinvio di tutti i concerti e dei tour negli stadi. Una decisione inevitabile che crea enormi problemi al settore. Il rebus dei biglietti e dei voucher

Vasco, Ferro, Cremonini, Baglioni. Il grande pop chiude i palchi. Ci si risente la prossima estate

Prevedibile ma doloroso: nel giorno della ripartenza, sono arrivati a raffica gli annunci che tutti i grandi concerti negli stadi e nelle arene sono stati rinviati o cancellati. Per la prima volta nella storia moderna, sta per iniziare un'estate sostanzialmente silenziosa, visto che sono previste al massimo esibizioni con un pubblico non superiore a mille persone. È uno degli effetti disastrosi dell'epidemia. E non provoca soltanto lo spegnimento dei grandi eventi musicali, provoca soprattutto un danno incalcolabile a un settore che dà lavoro a decine di migliaia di persone. Per capirci, Vasco Rossi che annulla i concerti negli stadi (rinviati al prossimo anno) soffre un danno economicamente sopportabile. Ma per tutti coloro che lavorano per i suoi concerti, dai promoter ai tecnici ai facchini, spesso non è così, e di certo il settore avrà bisogno di un aiuto consistente. In ogni caso, partendo da Tiziano Ferro che è stato il primo a darne annuncio, l'elenco dei rinvii è sterminato. Dalla A di Antonacci, Aiello e Afterhours alla Z di Zucchero sono decine e decine gli artisti che avevano progettato tour o concerti ma rimarranno a casa. Quasi sempre le date saranno «rischedulate» con precisione, nel senso che ora non si possono conoscere i giorni esatti.

Saltano ovviamente i tour negli stadi, da quello di Cremonini a quello attesissimo di Ultimo. Si fermano eventi unici come l'(ennesimo) addio dei Kiss o gli attesi show di Clapton, Cave, Deep Purple, Green Day, Thom Yorke, Kravitz, Beck, Blunt, Pearl Jam. Gli italiani rinviano al prossimo anno. Lo ha fatto Vasco Rossi, appunto. E come lui tutti gli altri. Max Pezzali sposta il sogno di riempire San Siro e Gianna Nannini festeggerà il prossimo anno nello stadio di Firenze. Anche a Ligabue tocca rinviare la festa per i trent'anni di successi che era stata fissata a Campovolo e che, giocoforza, si celebrerà quando gli anni saranno trentuno. E se l'addio di Benji&Fede all'Arena di Verona era già stato comunicato, i concerti di Baglioni, De Gregori, Coez, Brunori Sas, Niccolò Fabi, Negrita, Willie Peyote, Subsonica, Alberto Urso, Salmo, Marracash, J-Ax, Nek, Fiorella Mannoia, Pelù e Masini sono stati rinviati ufficialmente soltanto ieri. Mai successa una cosa del genere. Qualcosa che deve per forza servire da stimolo a rivedere il sistema nel suo complesso. Naturalmente sono stati azzerati anche i Festival. Dal Sonic Park di Bologna al Lucca Summer Festival. Da Collisioni a Rock in Roma. Da Umbria Jazz a Firenze Rocks, I-Days, Pistoia Blues e Rock the Castle fino al grande concerto «Una Nessuna Centomila». Un azzeramento pressoché totale. Di certo qualcosa che ricorderemo per sempre.

E i biglietti? Questo è un grande problema per il pubblico. Per gli eventi rinviati, il tagliando già acquistato vale per il prossimo anno. Per quelli annullati, la spesa per l'acquisto del biglietto sarà compensata da un voucher dello stesso valore con modalità che presto saranno comunicate con più precisione. Una situazione di incertezza che, da una parte, crea problemi al pubblico.

Ma, dall'altra, deve fare i conti con la totale imprevedibilità dell'epidemia e con le esigenze di star che hanno spesso bisogno di un paio di anni per pianificare i loro tour.

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