Cultura e Spettacoli

Vasco Rossi si confessa: "Non dormivo mai. Ho vissuto il doppio di vita"

Alla vigilia del suo tour di 14 concerti negli stadi italiani, il cantante amatissimo da tutte le generazioni si confessa e parla di una vita di eccessi

Vasco Rossi si confessa: "Non dormivo mai. Ho vissuto il doppio di vita"

"Tutto quello che volevo dire l’ho detto nelle canzoni, è un diario. Ho raccontato tutto quello che vedevo, tutto quello che mi stava sul cazzo, volevo provocare reazioni". Così Vasco Rossi si racconta a Rolling Stone – che gli dedica la copertina del numero in edicola da domani. Alla vigilia del suo tour di 14 concerti negli stadi italiani che debutta il 7 giugno dal San Nicola a Bari e toccherà fino al 13 luglio anche Firenze, Milano, Bologna, Torino, Napoli, Messina e Padova, il cantante amatissimo da tutte le generazioni si confessa e parla di una vita di eccessi.

"Non è tanto importante quanto vivi" - continua Vasco – "Ma come. Io spingevo molto sull’acceleratore. Non dormivo mai. Io ho vissuto il doppio di vita. Bruciavo la candela da tutte e due le parti. E allora, dopo la vita spericolata, mi son trovato lì a cercare di capire che cazzo fare. Ho passato due anni a non riuscire a scrivere canzoni. Poi, come un miracolo, in una notte ho scritto una decina di canzoni – Lunedì, Domenica lunatica... Mi son messo a giocare e scherzare e sono uscite le canzoni nuove. Ho dovuto ritrovare la voglia di scrivere per gioco. Io scrivo le canzoni per gioco, faccio i dischi per scherzo, poi salgo sul palco e faccio sul serio".

"Devo prendermi poco sul serio. Il fatto è che, rimanendo vivi, arriva la consapevolezza. A tonnellate. Quando comincia la musica poi tutto torna. Non so spiegarti, non so cosa succede, ma tutto torna. È un viaggio, butto fuori tutto, anche le paure e le debolezze. Quando cominci a condividere le tue paure e scopri che c’è un altro che ha la stessa paura, allora stai meglio. Stai veramente male, quando pensi di averla solo tu".

Si parla anche dei prossimi live: "Il concerto sarà una bomba e quindi devo allenarmi. Io sono un professionista, sai". A vent’anni mica ti allenavi però. "Ma va, ero sicuro che sarei morto giovane. Poi mi son ritrovato vivo ed è stata durissima. E ora mi tocca correre. Io odio correre. È un sacrificio enorme. Ma lo faccio, perché poi sul palco devo spaccare tutto. Son rimasto qui e mi tocca di vedere tutto fino alla fine.

È il mio destino e io amo il mio destino".

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