Vasco sulle "Dannate nuvole" trova pure Nietzsche

Il Blasco torna con un rock alla sua maniera. Da oggi il nuovo singolo. A novembre il primo disco dopo tre anni

Vasco sulle "Dannate nuvole" trova pure Nietzsche

Che sia Vasco lo riconosci subito, bastano i primi secondi di tastiera. È «la sorpresa di primavera», il singolo Dannate nuvole pronto a girare da oggi su tutte le radio per annunciare che, sì, Vasco Rossi è tornato in forma: sette concerti questa estate e poi un disco intero a novembre dopo tre anni da Vivere o niente. Di certo, il brano ha l'impalcatura tipica dei grandi classici di Vasco, da Siamo solo noi fino a Liberi liberi, con le tastiere che introducono le chitarre e poi le lasciano libere di sorreggere il refrain. Un brano rock. Un brano rock vecchio stile, anche se la chitarra di Stef Burns esplode in un assolo ai confini del virtuosismo.
«Quando cammino su queste dannate nuvole/Vedo le cose che sfuggono dalla mia mente/Niente dura, niente dura/E questo lo sai», canta Vasco con una voce più arrochita del solito, pienamente «dentro» questi versi minimalisti e un po' prevedibili che però arrivano diretti al punto: la mancanza di risposte. Vasco le cerca da sempre, e le cerca per domande mai banali. «Mi ha ispirato la lettura di Così parlò Zarathustra di Nietzsche» ha spiegato senza chiarire fino in fondo i punti di contatto con l'opera che esalta e indaga l'eterno ritorno. D'altronde lui è così, agile e inspiegabile anche se questi versi corrono sulla stessa strada di quelli di Un gran bel film («Quando sono sulle nuvole, lo sai, a volte, sì, mi sento un poco instabile») o addirittura della favolosa Sally («La vita è un brivido che vola via, è tutto un equilibrio sopra la follia»). Soprattutto, stavolta, dopo il blues divertente di Cambia-menti, Vasco è tornato al suo trademark dal quale non sarebbe neanche giusto allontanarsi troppo. Ma lo fa con la consapevolezza che, comunque, bisogna rimanere al passo con i tempi.

Lo conferma l'arrivo di un nuovo chitarrista che durante i concerti affiancherà Stef Burns al posto di Maurizio Solieri, storico e bravo ma forse troppo legato a cliché che spesso inciampano nel manierismo. Insomma Vasco ha di nuovo cambiato tutto perché non può cambiare lui, troppo forte come punto di riferimento di un rock inevitabilmente datato ma dannatamente autentico.

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