La vera storia del Referendum del 2 giugno '46

La vera storia del Referendum del 2 giugno '46

Arriva in edicola domani, con il Giornale, il secondo volume del saggio di Aldo Alessandro Mola Monarchia o Repubblica? Quel 2 giugno '46 (euro 8,50 più il prezzo del quotidiano). In questo testo (anche il primo volume, uscito settimana scorsa, resterà reperibile in edicola sino al 30 giugno) Mola, storico molto attento alle vicende di casa Savoia, ricostruisce con dovizia di particolari, e dopo un lunghissimo lavoro di revisione di fonti e documenti, cosa è accaduto nel giugno di 75 anni fa, quando l'Italia è stata chiama a scegliere tra Monarchia e Repubblica.

Senza partigianeria e senza cedere a posizioni preconcette, il libro porterà il lettore a poter valutare - prove alla mano - tutti i mal funzionamenti pratici, gli errori e i vulnera procedurali che hanno caratterizzato sia il referendum sia la proclamazione della Repubblica dopo la decisione del Re di lasciare il Paese. Come scrive Mola quando alle 16,10 del 13 giugno 1946, Umberto II di Savoia decollò dall'aeroporto romano di Ciampino per il Portogallo, lo fece senza abdicare al trono. Un capriccio? No: «La ragione fu semplice e fondata: il re non poté farlo prima di lasciare l'Italia perché il 13 giugno, quando il governo avocò l'esercizio dei poteri del Capo dello Stato, l'esito del voto non era ancora ufficiale; né dopo la partenza, perché non poteva e non doveva riconoscere un colpo di Stato, come in primo tempo venne scritto nel proclama agli italiani. Tanto più che la Repubblica lo condannò all'esilio perpetuo. Non fu lui a spezzare in due tronconi la storia d'Italia». E la situazione rimase confusa a lungo anche perché il controllo sulla regolarità delle schede e delle procedure di voto venne condotto in modo assai sommario. Nessuna frode con schede false, insomma, come ha provato ad argomentare qualche storico senza mai riuscire a trovare prove, piuttosto un sistema di voto viziato dal basso, 1,5 milioni di certificati elettorali non vennero recapitati, e delle procedure che esclusero dal voto la Venezia Giulia e la provincia di Bolzano.

Nel secondo volume Mola è poi molto attento a far vedere come anche nel percorso che portò gli italiani al voto, e subito dopo, ci fu una estesa campagna di stampa per attribuire, in modo univoco, le responsabilità della disfatta dell'8 settembre alla Monarchia ,tralasciandone tutti i meriti

nell'organizzazione del così detto «Regno del Sud». Con l'incubo del punitivo Trattato di pace e per scagionarsi dagli errori i repubblicani misero sul banco degli imputati Casa Savoia, che però era tutt'uno con la storia d'Italia...

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