Cultura e Spettacoli

Verdone fan di Hendrix. "Il concerto al Brancaccio mi ha cambiato la vita"

L'attore e regista ricorda: "Quando partirono le prime note l'impatto fu straordinario"

Verdone fan di Hendrix. "Il concerto al Brancaccio mi ha cambiato la vita"

Quella volta di Jimi Hendrix al Brancaccio fa parte delle esperienze indelebili, una di quelle serate indimenticabili trascorse insieme alla musica di un artista che all'epoca scandiva le ore delle nostre giornate di ragazzi amanti del rock e assetati di novità. Stare davanti al giradischi con i compagni di scuola e trascorrere i pomeriggi insieme per ascoltare i suoi album era il migliore nutrimento per la nostra fantasia. I primi due lp di Hendrix, quelli che preferisco di gran lunga per le composizioni e per gli accompagnatori, Noel Redding e Mitch Mitchell, li ho letteralmente consumati: non passava giorno senza che ci si confrontasse con quel patrimonio di creatività ed eleganza, di aggressività e di potenza, di ricerca dirompente che poi avremmo trovato anche nell'esibizione live. Ricordo bene le sensazioni di quell'appuntamento con la storia, dell'impazienza del pubblico: nessuno di noi aveva voglia di sentire altro e purtroppo questo andò a scapito dei gruppi chiamati a scaldare l'ambiente, che peraltro era già infuocato a sufficienza, con i boati da stadio appena si coglieva un movimento sul palco o dietro le quinte. Si aveva l'impressione di essere al cospetto di un vero evento, e Roma si era mobilitata. Erano presenti anche diversi personaggi dello spettacolo arrivati per curiosità o perché semplicemente quello era il posto in cui essere, un'occasione da non lasciarsi sfuggire, che attirava anche oltre il circuito degli appassionati di musica.

Quando partirono le prime note, l'impatto fu straordinario, nonostante un'acustica del teatro e un tipo di amplificazione forse non all'altezza: Jimi avrebbe meritato di più, ma intanto con la sua chitarra aveva scatenato l'inferno, devastante, con una precisione e una sicurezza assolute, senza guardare lo strumento, tranquillo e con un portamento esemplare.

La band risultava perfetta, con il suono tipico del rock inglese dell'epoca che si integrava a meraviglia con il blues e la psichedelia del primo Hendrix: avevano una carica e una spinta eccezionali, credo che come gli Experience non abbia suonato più nessuno.

Jimi resterà nella storia a lungo, così come nella mia memoria quel concerto romano, che contribuì a fortificare e a radicare il mio sentimento per un certo tipo di musica, a partire da Hendrix, determinante per la cultura giovanile, per quella corrente di innovazione del suono che era passata già dai Beatles, dai Rolling Stones, e poi dai Who, Yardbirds, Animals, ma che lui portò ai vertici massimi. Are You Experienced? e Axis: Bold as Love hanno cambiato il senso e la percezione della musica moderna. Il mondo del rock e della chitarra, dopo, non sarebbero più stati gli stessi.

Hendrix ha ridisegnato il modo di suonare, partendo dall'insegnamento dei maestri blues e lasciando poi tutti attoniti, fin dai primi contatti: comprai il suo primo album un sabato pomeriggio e non me ne staccai più. A furia di ricominciare dall'inizio ad ascoltare si capiva meglio, si riusciva a entrare nello spirito dell'artista, ma certe sonorità erano estremamente avanzate, avveniristiche, e alcuni pezzi ancora oggi appaiono d'avanguardia. Da allora il mio amore per Hendrix è cresciuto, si è approfondito, anche se credo sarebbe stato meglio mantenere la sua discografia fissa ai lavori che aveva controllato e prodotto sotto la sua diretta tutela, mentre sono andati in giro troppi prodotti di scarto, che lui non avrebbe mai approvato.

Nel corso del tempo ho avuto la fortuna e la possibilità di acquistare un suo raro, breve filmato a Randall Island, e anche un autografo: li conservo come cimeli preziosi, anche da un punto di vista affettivo. Quando vennero in Italia il padre Al e la sorellastra Janie, ebbi modo di conoscerli grazie a un'intervista che mi aveva affidato la rivista «7». Fu un bell'incontro, anche perché ero reduce dal film che tuttora preferisco nella mia storia, Maledetto il giorno che t'ho incontrato: rappresenta un grande omaggio dall'Italia a Hendrix. Raccontai a Janie, che da poco aveva preso le redini dell'eredità e della fondazione e che gestisce la memoria del fratello, di quel film e della colonna sonora, che conteneva due canzoni, The Wind Cries Mary e Foxy Lady, pagate un'inezia rispetto a quelli che sarebbero oggi i prezzi, e poi il filmato di Monterey, dove, durante l'esecuzione di Wild Thing, Hendrix incendia la chitarra, costato quindici milioni di lire: cifre impensabili allo stato attuale, ma allora c'era stato un vuoto di potere sui diritti e io li ottenni davvero con poco!

Lei rimase sorpresa, magari anche un po' scocciata, e in me aumentò la soddisfazione per aver mandato in porto un film centrato su Hendrix, i cui dischi consiglio di riprendere in cuffia, ad alto volume, magari anche in mono.

Un'esperienza ancora esaltante.

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