Il vero spettacolo? Sono le nostre città. E la gente sale sul palco a raccontarle

Due giorni di incontro-studio per allargare le frontiere della rappresentazione

Il vero spettacolo? Sono le nostre città. E la gente sale sul palco a raccontarle

Mai come in questi giorni la modalità di aggregazione cui ci conduce la struttura-città è al centro dell'attenzione: entrare o uscire dal cerchio magico chiamato - come nei più solidi incubi fantascientifici - zona, ci definisce e crea un'appartenenza inesorabile, nel bene e nel male.

A mettere la città e i suoi meccanismi per niente scontati su un palcoscenico, a rivelarne paure, sogni, proiezioni che scavalcano il quotidiano e se ne fregano del traffico, degli eventi moltiplicati o cancellati e a volte persino della malagestione, sono stati, negli ultimi anni, in molti, tra teatri stabili, gruppi indipendenti, drammaturghi di buona sensibilità. Alcuni di questi molti hanno deciso di ritrovarsi domani al Teatro Comunale di Sori e domenica al Teatro Sociale di Camogli per due giornate di incontro e studio, dal titolo Il mio teatro è una città.

Il workshop vedrà riunirsi tra gli altri - a porte chiuse, causa Coronavirus, ma aperto a tutti in diretta streaming su Facebook.it/teatropubblicoligure - Jens Hillje, direttore del Teatro Gorki di Berlino e Leone d'Oro alla Biennale di Venezia 2019, Stefan Kaegi, fondatore dei Rimini Protokoll e Sergio Maifredi, fondatore di Teatro Pubblico Ligure che insieme a Fondazione Teatro Sociale di Camogli e in collaborazione con il Goethe Institut Genua organizza la due giorni. «Quando la città si fa testo ritroviamo l'urgenza iniziale del teatro» spiega Maifredi. «Cioè la comunità che discute su se stessa, come accadeva nel teatro greco, che era polis che si riuniva e metteva in scena i suoi drammi e le sue paure». Il convegno vuole raccontare varie esperienze europee: il progetto 100% Berlino dei Rimini Protokoll, Premio Ubu 2018, in cui la città si trasforma in un corpo geometrico unico in scena su 100 metri quadri di palco; il lavoro de controverso e idolatrato Milo Rau, direttore e regista del NT Gent Theater in Belgio, che con Lam Gods ricostruisce sul palcoscenico, con i cittadini di Gand, la storia del simbolo per eccellenza della città, la pala d'altare raffigurante l'Agnello Mistico dei fratelli Hubert e Jan van Eyck, o quello dello stesso Maifredi, Atlante del Gran Kan, che il 29 maggio prossimo porta in scena al Teatro Sociale di Camogli Gamiloc e dal 12 giugno a Sori - all'aperto, nei prati e nelle piazze vedrà svolgersi la storia di Iros.

«L'idea di Atlante del Gran Kan è rendere visibili le autobiografie dei cittadini» continua Maifredi. «Di una città vedo gli edifici e i volti di chi la abita, ma il perché sono lì, se ci sono nati o arrivati, se vogliono stare o scappare, se amano oppure odiano i propri vicini non possiamo vederlo.

Prima Sori, divenuta nel titolo Iros, poi Enna/Anen, Tirana/Nairat, Camogli/Gamiloc: ad ogni stagione, dal 2015, il progetto ha prima abitato una città, poi raccolto, partendo da incontri privati, le storie di ventotto cittadini, poi costruito drammaturgie che vengono restituite dai cittadini stessi al pubblico. Li portiamo in scena con una versione del loro racconto stando bene attenti che non diventino attori, ma conservino spontaneità.

L'anno prossimo sarà la volta di Recco e della storia del suo riscatto epico dopo essere stata rasa al suolo durante la guerra. Grazie ai racconti dei cittadini vogliamo rievocare in quale modo la ricostruzione sia passata anche per il Settebello e le sue vittorie, ai Mondiali e alle Olimpiadi».

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