Pillole reali

Dal Kenya alla visita a Capaci: i 70 anni di regno della Regina

Il 6 febbraio di 70 anni fa moriva re Giorgio VI e saliva al trono la regina Elisabetta, la più longeva e amata monarca della storia inglese

Dal Kenya alla visita a Capaci: i 70 anni di regno della Regina

“È solo una bambina”, disse Churchill quando gli comunicarono che il re Giorgio VI era morto e il primo ministro si rese conto che sul il trono d’Inghilterra sarebbe salita la giovane figlia del compianto sovrano, Elisabetta. Sir Winston non nutriva alcuna aspettativa nei confronti della nuova Regina, ma dovette ricredersi in breve tempo. Forse non immaginava che l’abnegazione della sovrana fosse così totalizzante e il suo senso del dovere tanto inflessibile. Di certo non pensava che quella ragazzina avrebbe raggiunto il 70esimo anno di regno, divenendo a monarca più longeva e amata d’Inghilterra. Una storia più appassionante di un romanzo, quella della regina Elisabetta, che abbraccia quasi un secolo e resa unica dal carisma eccezionale di una donna che non si limita a indossare una corona, ma è diventata il simbolo stesso della regalità.

Quel giorno di 70 anni fa, in Kenya…

“Hyde Park Corner, avvisate il governo”, così una voce al telefono da Sandringham annunciò, usando il tradizionale linguaggio in codice, la morte del re Giorgio VI. Erano le 7.30 del 6 febbraio 1952 quando il cameriere James McDonald andò a svegliare il sovrano. Non ricevette alcuna risposta. Giorgio VI era morto nel sonno, a soli 56 anni, a causa di una trombosi. La figlia Lilibet era in Kenya con il marito Filippo, ancora ignara di essere la nuova regina d’Inghilterra. Come ricorda Lady Pamela Mountbatten, cugina del principe Filippo, poche ore prima di venire a conoscenza dei drammatici fatti Elisabetta stava scrivendo una lettera al padre per raccontargli di tutte le avventure vissute in Kenya. Una lettera che Giorgio VI non lesse mai. La tragica notizia venne data prima al duca di Edimburgo che rimase impietrito, “come se il mondo gli fosse caduto tra le braccia”, dissero i testimoni. Fu lui a raggiungere la moglie, sul prato del Treetops Hotel, per metterla al corrente dell'accaduto. Molte persone li osservarono passeggiare avanti e indietro, parlando a lungo. La prima cosa che Elisabetta fece dopo quel colloquio fu scrivere lettere per annullare gli eventi dei giorni successivi. Ore dopo il segretario particolare della sovrana le chiese con quale nome avesse scelto di regnare. La Regina rispose: “Con il mio, Elisabetta, naturalmente”. Fu l’inizio del regno più lungo della storia d’Inghilterra.

Educata per essere Regina

Elisabetta II non era nata per essere Regina. La sua famiglia faceva parte del ramo cadetto dei Windsor ed era suo zio, Edoardo VIII, il legittimo monarca. Almeno finché non decise di abdicare, l’11 dicembre 1936, per sposare la divorziata Wallis Simpson. Da quel momento Elisabetta, in quanto primogenita del nuovo re Giorgio VI, divenne erede presuntiva al trono (ovvero, se il sovrano avesse avuto un figlio maschio, questi avrebbe rimpiazzato la sorella, divenendo erede legittimo secondo le regole dell’Act of Settlement del 1701, abrogato nel 2013 proprio da Elisabetta II). Era fondamentale che la piccola Lilibet ricevesse un’educazione adeguata. Elisabetta fu l’ultima Windsor a studiare a casa, cioè a Buckingham Palace. Fu la Regina Madre, insieme a precettori privati, a occuparsi della sua istruzione. Fino all’ascesa al trono del padre Elisabetta studiò scrittura, pianoforte, danza lettura, imparò l’etichetta di corte (materia impartita proprio da sua madre). Quando compì 8 anni fu la governante scozzese Marion Crawford a darle lezioni di francese, tedesco e musica. Ogni giorno, dalle 9 alle 13. Dai 10 anni in poi, quando suo padre divenne re, iniziò a studiare anche religione con l’Arcivescovo di Canterbury, Diritto e Storia costituzionale con il vicedirettore dell’Eton College Henry Marten.

Una Regina timida

La regina Elisabetta divenne sovrana del Regno Unito alla morte di suo padre, il 6 febbraio 1952, ma la cerimonia di incoronazione si tenne il 2 giugno 1953, alle 11 del mattino. La distanza temporale era necessaria per due motivi: preparare nei minimi dettagli un evento che doveva essere memorabile e trovare il denaro per pagarlo. Erano passati pochi anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale e la Gran Bretagna faticava a rialzarsi. La notizia della sontuosa cerimonia fece infuriare i sindacati dei lavoratori, che la giudicarono uno spreco. Il principe Filippo ebbe l’idea di trasmettere in televisione l’incoronazione, ma la sovrana non ne fu affatto contenta. Mise subito il suo veto all’iniziativa per una ragione che oggi ci sembrerà incredibile: era timida. Aveva quasi paura delle telecamere. Inoltre riteneva che mostrare al pubblico un momento tanto importante potesse privarlo della sua solennità. Alla fine Elisabetta e Filippo raggiunsero un accordo: l’incoronazione sarebbe stata trasmessa in televisione ma le riprese della Bbc sarebbero state effettuate solo in una parte dell’Abbazia di Westminster e le telecamere non avrebbero dovuto fare primi piani della Regina. Fu comunque un successo da 100 milioni di spettatori in tutto il mondo.

Una danza…diplomatica

In 70 anni di regno abbiamo visto la regina Elisabetta danzare in pubblico poche volte. Una di queste avvenne nel 1961, ma non fu un ballo di puro e semplice divertimento, bensì una vera e propria strategia diplomatica. Il periodo storico era complicato, gli equilibri politici molto delicati a causa della Guerra Fredda, della segregazione razziale negli Stati Uniti e in Sudafrica. Il governo del Ghana stava riflettendo sulla possibilità di sottrarsi al potere del Commonwealth per entrare nella sfera d’influenza dell’Unione Sovietica. Un disastro politico che gli inglesi non potevano permettersi. Così Sua Maestà, all’epoca 35enne, si recò ad Accra e, durante una serata di gala, ballò con il presidente ghanese Kwame Nkrumah, sperando di convincerlo con garbo ed eleganza a non cedere ai sovietici, dimostrando il saldo legame tra il Ghana e Londra. Missione compiuta. Le foto dei due arrivarono in poco tempo ai quattro angoli del globo, sancendo la vittoria diplomatica britannica e il successo politico della regina Elisabetta.

La Regina in Cina

Dal 12 al 18 ottobre 1986 la regina Elisabetta visitò la Cina. Fu la prima monarca inglese a recarsi nel Paese asiatico. Il motivo, naturalmente, era diplomatico. Nel dicembre 1984 il primo ministro Zhao Ziyang e una irritata e riluttante Margaret Thatcher avevano firmato la Sino-British Joint Declaration (Dichiarazione congiunta sino-britannica) con la quale si stabiliva che la Cina avrebbe esteso la sovranità su Hong Kong a partire dal primo luglio 1997, pur lasciando alla regione un certo grado di autonomia per i successivi 50 anni. La visita della regina Elisabetta, quindi, mirava ad appianare le tensioni nate trai governi inglese e cinese nella fase degli accordi diplomatici. Sua Maestà vide lo splendido esercito di terracotta di Xi’an e la Grande Muraglia. La Cina fu anche teatro di alcune spassose gaffe del principe Filippo. Durante un incontro con la Regina Deng Xiaoping si permise di sputare con nonchalance in una sputacchiera che aveva accanto. La sovrana non batté ciglio, mentre suo marito iniziò a sghignazzare. Filippo definì Pechino “orrenda” e a uno studente britannico in Cina disse: “Se rimani qui ancora a lungo ti verranno gli occhi a mandorla”. Il Sun, giocando con itermini“The Great Wall” (la Grande Muraglia) per riferirsi al principe, titolò “The Great Wally” (“Il Grande Cretino”).

Quando la sovrana Elisabetta rese omaggio a Giovanni Falcone

Poco tempo dopo la strage di Capaci, avvenuta il 23 maggio del 1992, la regina Elisabetta si recò a Palermo per raggiungere lo yacht Britannia e andare a Malta. Prima di imbarcarsi, però, volle fare una deviazione sul luogo dell’attentato. Un evento che pochi rammentano. Sua Maestà vide con i suoi occhi il cratere lasciato dalla bomba che uccise Falcone, la moglie e tre agenti della scorta e, inorridita, disse solo: “Incredibile, incredibile”. Poi, con Filippo, si raccolse in preghiera per dieci minuti. Nel messaggio ufficiale al Capo dello Stato italiano Scalfaro Elisabetta II scrisse di essere “profondamente scioccata dall’atrocità della morte del signor Falcone, di sua moglie e delle altre persone che lo accompagnavano. Le sarei grata se il mio cordoglio giungesse anche ai famigliari delle vittime e ai feriti. Esprimo, inoltre, le mie condoglianze a lei al popolo italiano e soprattutto al popolo siciliano in questo tragico momento”. Il Daily Mail titolò: “La strada dei reali passa attraverso il cratere della bomba della mafia”, ma lo staff di corte fece sapere che Sua Maestà non avrebbe “mutato di un pollice” il suo programma di viaggio, per nulla spaventata dall’eco della strage. La regina Elisabetta è venuta in visita ufficiale in Italia ben 5 volte (nel 1951 per festeggiare anche i suoi 25 anni d’età, ma era ancora una principessa, nel 1961, nel 1980, nel 2000 e nel 2014). Sembra che nutra un amore particolare per la Sicilia, grazie ai racconti della nonna, la regina Mary.

Scelse di visitare Palermo negli anni Ottanta proprio perché nel 1925 la sovrana Mary si era fermata in quella città.

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