In viaggio con Elio Ciol. I luoghi hanno l'anima

A Casarsa una splendida mostra fotografica. Da Pasolini al resto del mondo, aldilà incluso

In viaggio con Elio Ciol. I luoghi hanno l'anima

Da Casarsa della Delizia al mondo intero, andata e ritorno. Da un paese, in provincia di Pordenone, 8 mila abitanti, ai musei delle metropoli, New York, Mosca, Londra, Parigi...

Elio Ciol, nato a Casarsa nel 1929, è un grande fotografo. Lo incontriamo alla mostra antologica Respiri di viaggio (fino a luglio 2021) nello spazio espositivo della ex Sala consiliare di Casarsa. Al centro c'è un planisfero con una miriade di bandierine, specie in Asia e Medio Oriente: sono i luoghi immortalati da Ciol. Ma tutto è cominciato appena fuori da qui. Il papà aveva un laboratorio fotografico. Lei è un predestinato... «Ho fatto pratica grazie a mio padre». La sua prima foto è entrata dritta nella storia. «Ero adolescente. Pier Paolo Pasolini, che all'epoca viveva a Casarsa, mi chiese di scattare una foto sotto gli alberi, a lui e agli amici dell'Academiuta di Lengua furlana. Erano sotto a tronchi e rami altissimi, molto suggestivo». In effetti... La foto si può ammirare anche al Centro studi Pasolini di Casarsa. In una delle stampe, qualcuno ha raschiato via una parte minima ma evidente dell'immagine. Ciol ride: «Quel ragazzo aveva i pantaloni corti: si vergognava. Per questo ha provato a grattare via le gambe». Com'era Pasolini? «Un maestro e un amico. Non era professorale. Trattava tutti con estrema gentilezza. Le signore anziane adoravano Pier Paolo». Poi vennero i fatti di Ramuscello, e Pasolini, coinvolto in una storia di corruzioni di minori e atti osceni, fu costretto alla fuga da Casarsa.

Ciol è andato ovunque però è sempre tornato. Leptis Magna in Libia, Petra in Siria, Mosca, San Pietroburgo, Uzbekistan, Grecia, Andalusia, Cina, Armenia, Cappadocia, Giordania... L'elenco è quasi infinito. C'è una attrazione per i luoghi sacri, per le architetture tutte, complesse o primitive, per l'arte della decorazione. Le immagini sono incredibilmente definite. Ogni minuscolo tassello di mosaico, ogni particolare è a fuoco e pare di poterlo toccare allungando le mani. «Merito di mio figlio Stefano, eccellente stampatore». Chi le ha commissionato fotografie in tutto il mondo? «All'inizio nessuno». Come sarebbe a dire nessuno... «Nessuno, nessuno. Io e mia moglie amavamo i viaggi organizzati, abbiamo girato il mondo, ci siamo divertiti». Ma viaggi dove c'è la guida con l'ombrello che... «Sì certo, quali se no? Vede le guide ce l'avevano un po' con me perché mi attardavo a fare le fotografie. Ero sempre quello in ritardo».

Insomma, le meravigliose foto di Ciol, oggi al MOMA, sono state scattate da un turista. Scusi però queste foto della sfilata del Primo maggio mi sembrano assai studiate. «Erano diapositive. Comunque sì, vede gli arazzi appesi ai palazzi? Sono giganteschi, riducono a formiche i cittadini. Era il messaggio della sfilata: voi cittadini siete nulla davanti alla potenza sovrumana dello Stato comunista».

Su una parete vedo allineamenti preistorici di pietre note come menhir. Ah. Finalmente un posto che conosco anch'io, quella è Carnac, in Bretagna. «Sbagliato, anche se capisco l'errore. Sono foto scattate in Armenia nel 2005. Queste rocce per certi versi potrebbe sembrare Land Art contemporanea. Ma sono lì da almeno sette millenni. La logica architettonica in effetti è molto simile a quella di Carnac o di Stonehenge. In mezzo a quelle pietre, su un altopiano a 1800 metri, sei tu da solo di fronte al mistero. Ma poi vede, io amo l'Armenia, guardi quest'altra serie, è il Paese della croce cristiana, è dappertutto».

Le foto di Ciol sono profondamente religiose, non importa se il soggetto sia uno splendido monastero bulgaro o la Casa dell'Ambasciatore di Tashkent con i suoi prodigiosi motivi ornamentali geometrici o i graffiti rupestri del Sahara. Siamo sempre di fronte a qualcosa che trascende l'ordinario e lascia intravedere attraverso la grandezza dell'uomo, la grandezza del Creatore. L'immagine scelta come manifesto per la mostra è piena di speranza nell'aldilà.

La potete vedere in questa pagina: è una magnifica porta azzurra di Santorini, in Grecia, dietro alla quale intuiamo un cielo azzurro e assolato. Questo scatto è decisamente simbolico o sbaglio? «Sono nato nel 1929. Il mio tempo sta per finire. Ma la morte sarà solo un passaggio. Questa è la mia fede. In questo io credo».

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