Sara Molinari
da Londra
L'inganno perfetto, il nuovo thriller di Bill Condon in uscita il 5 dicembre al cinema, ci mette di fronte a una questione spinosa: cosa spinge le persone a diventare vittime di una truffa? Come riconosciamo una bugia costruita a regola d'arte, dobbiamo osservare chi mente o guardare dentro di noi? Abbiamo rivolto queste domande al regista, premio Oscar per la sceneggiatura di Demoni e dei nel 1998, e ai protagonisti di questa storia, Ian McKellen e Helen Mirren, per la prima volta insieme sul grande schermo, durante il nostro incontro a Londra.
«Dipende dalle situazioni, all'inizio del nostro film due uomini vengono imbrogliati grossolanamente e mentre giravamo la scena eravamo tutti concordi nel pensare che in qualche modo se lo meritassero, spinti come erano dalla loro avidità. Credo sia un'analisi profonda dell'animo umano», spiega il regista che ha tratto il film dall'omonimo romanzo di Nicholas Searle. Tuttavia, almeno nella maggior parte dei casi, Condon preferisce fidarsi del prossimo: «Preferisco vivere in un mondo dove gli altri hanno buone intenzioni, anche se a volte non puoi far altro che constatare il contrario. Nell'industria del cinema, per esempio, le persone tendono a non dirti quasi mai la verità e quando te ne accorgi cominci a costruirti delle antenne per riconoscere le bugie in tempo. Penso però che sia importante essere ottimisti, in generale, perché l'ottimismo tiene aperta la porta verso la speranza. Quando incontri uno sconosciuto pensa il meglio di lui, alla lunga, sarà la verità».
Della stessa opinione è la protagonista: «È facile approfittarsi della fiducia altrui ha spiegato Helen Mirren - Mio marito (il regista Taylor Hackford, ndr) diventa furioso a volte perché mi fido troppo degli altri ma preferisco vivere così piuttosto di essere costantemente sospettosa di chi ho davanti e delle sue motivazioni. Mi sta rubando soldi? Quali sono le sue intenzioni? Diventa estenuante. Le persone nella maggior parte dei casi hanno buone intenzioni... finché non diventano dei mostri». E questo è quello che accade nel film: il genio della truffa Roy Courtnay (McKellen) ha messo gli occhi su una nuova preda, Betty McLeish (Mirren), una donna da poco rimasta vedova e milionaria. Roy inizia a manipolare Betty con il suo collaudato modo di fare e Betty lo asseconda sotto gli occhi increduli dello spettatore. Questa volta però quella che sarebbe dovuta essere una semplice truffa si trasforma in un gioco di fughe e rincorse, dove la posta in gioco metterà in luce i più insidiosi inganni che porteranno entrambi in un campo minato di pericoli, intrighi e tradimento. Roy e Betty si conoscono su un sito d'incontri, dove è più semplice creare una versione diversa di noi stessi: «Noi esseri umani siamo bravissimi a mentire, fin da bambini spiega Ian McKellen - Ci comportiamo diversamente coi genitori e con gli amici, usiamo perfino un vocabolario diverso e lo facciamo in maniera involontaria. Quando questi contesti si incontrano può diventare complicato perché la situazione ci mette di fronte a una domanda: chi siamo veramente? Il mondo è un palcoscenico e noi siamo solo degli attori che interpretano diversi ruoli». Nel caso di questo film, la verità non è mai quello che sembra e i ruoli sono piuttosto indecifrabili. Roy si mostra a noi come uno spietato truffatore, che però McKellen preferisce definire «un sopravvissuto»: «In qualche modo devi apprezzare il tuo personaggio, anche quando è malvagio, altrimenti non riesci a interpretarlo bene. Roy non è qualcuno che incontrerei volentieri o che vorrei essere, ma ha qualità ammirabili. Ci sono un paio di momenti in cui sfiora la redenzione ma passano rapidamente. Credo sia troppo vecchio per cambiare». Betty, al contrario, è una donna dalle risorse straordinarie e soprattutto inaspettate: «Mi piacciono la sua intelligenza, la sua gentilezza e la sua capacità di provare empatia ha detto l'attrice ma la cosa che amo di più è la sua presenza preponderante nella storia. Non è ai margini di questo racconto, come spesso succede ai personaggi femminili, soprattutto quando hanno una certa età. Al contrario, la sua presenza diventa sempre più centrale e questo è quello che mi ha convinta a partecipare a questo film».
McKellen e Mirren, due leggende del teatro e del cinema, sono gli interpreti ideali di questo inganno perfetto. Nonostante la lunga carriera, hanno lavorato insieme una sola volta, nel 2002, a Broadway, al dramma di August Strindberg Danza di morte: «Abbiamo iniziato come attori di teatro e quella è stata la nostra vita per molto tempo ha spiegato la Mirren - Poi sono arrivati il cinema e la televisione.
Anche se questa è la prima volta che ci troviamo su un set cinematografico insieme, siamo molto uniti». «Helen è una grande professionista e lavorare con lei è stato come essere sul set con una cugina» ha concluso McKellen.
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