«Si può vedere il guardare, ma si può sentire l'ascoltare, il sentire?» scrisse Marcel Duchamp... E si riferiva agli esseri umani, figuriamoci gli altri animali. Joseph Beuys, altro grande artista e sciamano, restò una settimana chiuso in una stanza con un coyote al fine di diventare un coyote, sentire ciò che sentiva il coyote.
Cosa percepisce del mondo un animale a noi vicino, e quali sono le sue emozioni? Siamo tutti animali, è una verità biologica, e un alieno in visita sulla Terra non distinguerebbe un formicaio da un grattacielo separandoli in creazioni naturali e artificiali, come facciamo noi: ogni cosa è prodotto dalla natura, anche l'iPhone e l'effetto serra. Tuttavia con gli altri animali condividiamo non solo il codice del DNA e un percorso evolutivo di quattro miliardi di anni, ma anche gran parte delle strutture del nostro cervello.
Eppure quel sottile strato di corteccia prefrontale che ci rende tanto speciali ci ha allontanato dal sentire animale. È curioso perché tra gli umani va molto di moda avere una vita in linea con la natura, dall'alimentazione alle scelte su come partorire, ma nessuno vive davvero allo stato selvaggio (neppure i selvaggi), tant'è vero che facciamo tranquillamente a meno dei nostri sensi, indispensabili per sopravvivere in una giungla.
A buttare giù il velo ci ha provato Charles Foster, con il libro L'animale che è in noi (Bompiani), dove racconta la sua esperienza di animalizzazione. Non è il protagonista della serie degli anni Ottanta Manimal, in grado di trasformarsi nell'animale che desiderava, ma fa del suo meglio. Tantomeno vuole cadere nel genere del nature writing, ossia mettersi nel panni di un osservatore distaccato e scrivere, oppure, peggio, antropomorfizzare gli animali per capirli meglio. Piuttosto Foster scava un buco nella terra delle Black Mountains per vivere come un tasso, mangia vermi per settimane per sentire ciò che sente un tasso. Nel fiume Est Lyn cattura pesci con i denti come una lontra. Dopodiché diventa una volpe e batte l'Est End di Londra alla ricerca di cibo nella spazzatura, oppure vive una settimana da cervo, cacciato da segugi. Secondo Foster è stato divertente ma a leggerlo si stenta a crederlo. Eppure «sono passati soltanto trenta milioni di anni un delicato battito di ciglia su una Terra che si è evoluta per tremila e quattrocento milioni di anni da quando i tassi e io avevamo un antenato in comune. Basta tornare indietro di altri quaranta milioni di anni per condividere l'intero album di famiglia non solo con i tassi ma anche con il gabbiano reale». Verissimo. A livello fisiologico condividiamo molto: sia un uomo sia un uccello utilizzano gli organi tendinei del Golgi, le terminazioni nervose dei corpuscoli di Ruffini e i fusi neuromuscolari per collocare le varie parti del corpo nello spazio circostante. E tutto passa attraverso l'elaborazione del cervello, perfino il piacere. «Se la corteccia cerebrale della pornostar più arrapata andasse distrutta, non avrebbe mai più un orgasmo». Esattamente come una lontra, un lupo o un gabbiano.
È possibile risvegliare i nostri sensi, assicura Foster, e provare davvero la sensazione di essere un tasso, una volpe, un cervo, un lupo, pur senza mai riuscire davvero a non essere un uomo che pensa di essere un tasso, una volpe, un cervo. Si pensa troppo, perfino quando si mangiano vermi e lombrichi o si annusa il terreno come farebbe un tasso, non possiamo farne a meno, viviamo di astrazioni. In ogni caso assicura: «Vuoi diventare una volpe? Basta un po' di esercizio in una stanza buia con una candela e una gallina». Provare per credere, ma se non avete voglia meglio leggere il reportage di Foster, meno faticoso. Soprattutto non dovrete familiarizzare con insetti, zecche, pruriti, carne cruda e defecare in giro per marcare il proprio territorio.
Foster riesce nel suo intento? Ovviamente no. Siamo disabituati a utilizzare i nostri sensi, ma non solo: non abbiamo organi abbastanza potenti, siamo fisiologicamente diversi. Un tasso sente suoni fino a 60000 hertz, l'udito più acuto di un bambino non arriva a 25000, un ultrasessantenne si ferma a 8000. Ma ci si può avvicinare a visualizzare un mondo olfattivo e uditivo, scoprendo che succedono più cose a quindici centimetri da terra di quante ne accadano a un metro e ottanta. E provare gioia nell'addentare il primo verme dopo giorni di digiuno.
E anche adattarsi e potenziare i nostri sensi, come fanno i ciechi. Resta poi l'annoso problema della coscienza, e di cosa «pensa» un animale. Ma se è per questo non riusciamo neppure a capire a cosa pensa un politico italiano.
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