nostro inviato a Sanremo
Manco fosse una vendetta, la prima serata del Festival che celebra il matrimonio televisivo del secolo (Rai-Mediaset) ha sancito il divorzio dal bel canto. Sarà una coincidenza, anzi senza dubbio è una congiuntura sfortunata. Però la prima serata del Festival non ha soltanto determinato i primi tre artisti «a rischio eliminazione» (Clementino, Ron e Giusy Ferreri). Ma ha anche radiografato alcune delle peggiori performance degli ultimi anni.
Vabbé, il primo concorrente è sempre penalizzato, vuoi dall'emozione, vuoi dall'esigenza dei fonici di equalizzare i suoni sulla base dell'affluenza di pubblico in sala. Più voce, meno bassi, più acuti o surround e il gioco è fatto. Ma nel frattempo qualcuno ci lascia le piume, anzi la voce. Però al debutto dopo la performance kolossal di Tiziano Ferro, Giusy Ferreri è stata drammaticamente al di sotto delle sue possibilità, penalizzando una canzone che ha un notevole potenziale ed è sicuramente destinata a entrare nelle playlist delle radio. Non a caso, è finita subito nella parte bassa del torneo, quella che potrebbe non arrivare in finale. Per capirci, ci sono quelle serate che hanno un alone negativo e inspiegabile che poi passa agli annali. Persino Al Bano, uno dei pochi ai quali non si può contestare nulla quando si parla di voce, è stato timido e al di sotto delle attese, quasi impacciato quando doveva stendere gli acuti del suo melodrammatico e arioso Di rose e di spine. Forse un po' di titubanza legata ai recentissimi problemi di salute. O forse, più semplicemente, l'esigenza di risparmiarsi in vista di altre esibizioni forse ancora più importanti. Nella serata delle cover canterà Pregherò, che fu lanciata in Italia da Celentano ma è a sua volta una cover di Stand by me di Ben E. King, uno dei brani più vocalmente complicati degli anni Sessanta. Anche Ron non ha brillato, anzi. E se giovani incognite come Elodie hanno retto la prova Ariston mostrando duttilità vocale e, soprattutto, personalità, altri come Alessio Bernabei sono inciampati tra le note, steccando, sbagliando attacchi o, ancora peggio, risultando calanti nei momenti decisivi. Una pessima prova che non è stata sottolineata dall'esclusione, ma che senza dubbio non è una delle medaglie di questo eroe teenageriale che l'anno scorso è stato il bestseller dell'Ariston.
In fondo siamo al Festival della canzone, conta il glamour, contano i personaggi e, qualche volta, anche le persone. Ma serve anche la voce. È quella che convoglia le emozioni. E, visto che in questa edizione i testi non sono da premio Nobel per la Letteratura, e va bene, ma neanche da applauso, almeno la resa vocale deve rimanere all'altezza.
Persino uno come Ermal Meta, che non ha un punto di forza nell'ugola ma nella interpretazione, è sembrato quasi frenato cantando il proprio testo. Un brutto segno che può essere solo un caso. Oppure diventare il prologo di un disastro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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