"Volevo lasciare ma la sfida del web mi ha affascinato"

Claudio Baglioni si rilancia con il disco-esperimento ConVoi: raccoglie brani già pubblicati solo in versione digitale

"Volevo lasciare ma la sfida del web mi ha affascinato"

Giusto quell'attimo di silenzio e poi dice: «È tutta colpa di un numero». Il dieci (l'ultimo disco di inediti è del 2003) o il quarantaquattro (il primo singolo Signora Lia è stato composto nel '69)? Macché. Per pubblicare ConVoi ha avuto giustamente il terrore della fase tre nel senso di Arbasino: dopo «brillante promessa» e «solito str...», a Claudio Baglioni, 62 anni, milioni di dischi venduti e di sogni generati, spettava quella di «venerato maestro». Ennò. «Credo che la pace dei consensi non vada mai raggiunta», ridacchia adesso che è rimasto alla fase due e continua a mettersi in gioco e a prendersi (magari) anche critiche. In fondo questo è sempre stato il suo gioco, sin da quando super best seller come Piccolo grande amore lo hanno inchiodato a un ruolo che i radical chic non potevano concepire: il cantautore che piaceva alle masse sterminate. Una faticaccia liberarsi dall'etichetta, ci pensò Veltroni sull'Unità dopo decenni a sdoganarlo, bontà sua. Però Baglioni è sempre rimasto trasversale, popolare, talvolta un po' barocco. Stavolta cambia tutto. Per gran parte dell'estate ha pubblicato una canzone ogni quindici-venti giorni e ora le riunisce in un disco con un brano inedito e una promessa: «Continuerò a comporre per tutto il 2014». Ma quanta fatica per iniziare a decidere. E prendere la decisione giusta.

Poi tutto, caro Baglioni, si è messo in moto velocemente. Ma prima è come se lei volesse ritirarsi e appendere il microfono al chiodo.
«In questi ultimi tempi sì. E negli ultimi 8 o 9 anni ho accarezzato spesso l'idea di un finale di partita. E non è detto che non ritorni sui miei passi».

Fossati l'ha fatto senza se e senza ma.
«E l'ho capito. Ho capito quando ha detto che si diventa schiavi della propria ispirazione e del bisogno di trovarla. Anche al tempo del mio disco Oltre mi ero ritrovato in questa condizione che è una specie di paranoia ossessiva. Si rischia la depressione».

Però stavolta l'ha spezzettata registrando un brano ogni 15 giorni.
«Ogni volta è stato un evento, ma...».

Ma?
«Era come saltare con l'asta. La volta dopo devi sempre alzare il livello».

Un po' come negli anni '60.
«Vero, anche allora si registrava principalmente un singolo dietro l'altro. E a pensarci bene, a quell'epoca la musica è stata il primo social network: i ragazzi si riconoscevano grazie al sacchetto di dischi comprati o addirittura grazie alle copertine dei 45 giri».

Ora c'è il web.
«Difatti i miei "45 giri" li ho pubblicati online, solo adesso li metto insieme in un disco fisico».

Ha preceduto Justin Bieber, anche lui pubblica un singolo alla settimana.
«Lui è un segno dei tempi. Una volta funzionava l'evento. Ora la serialità. Anche in musica. L'idea dell'album, che è stata la scintilla mia e di quelli della mia generazione, si è un po' diradata: oggi si deve creare un appuntamento continuativo».

Baglioni però è il primo italiano ad averlo fatto.
«Forse anche nel mondo non l'ha ancora fatto nessuno che abbia già un curriculum consistente alle spalle. Ma forse tutto è colpa del fatto che sono 44 anni che cerco di meritarmi il successo che ho. E quindi mi devo trovare sempre nuove idee».

Il disco a rate.
«Non volevo la solita trafila. Il solito vecchio arnese: disco, promozione, tour. In fondo l'artista vero è quello che rimane un artigiano e non ripete all'infinito le stesse cose. Ogni tanto se ne inventa di nuove. Sarà stucchevole da dire, ma è così».

L'artigiano parla di sé.
«Questa canzoni parlano di me. Sono molto vicine all'autobiografia».

Anche «Una storia vera», il brano davvero inedito di

«ConVoi»?
«La mia storia vera è che la mia vita, nonostante quello che si possa pensare, è sempre stata una continua scalata. Con qualche sosta per riprendere fiato e ripararsi dalle bufere. In alta quota sono spesso molto forti».

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