Cultura e Spettacoli

Woodstock violò i confini fra l'artista e il pubblico

Per la prima volta al concerto di Bethel chi assisteva fu protagonista quanto chi si esibiva sul palco

Woodstock violò i confini fra l'artista e il pubblico

Nell'anno del decennio più incredibile del secolo, il calendario del rock mette in fila una serie di date, avvenimenti, album, concerti che un ragazzo oggi non riuscirebbe neppure a immaginare. Almeno venti dischi che hanno fatto la storia sono stati pubblicati nel 1969: il live degli MC5 Kick Out the Jams i primi degli Stooges e dei Led Zeppelin, il manifesto della psichedelia inglese In the Court of the Crimson King, Five Leaves Left di Nick Drake, i Jefferson Airplane con Volunteers, Tommy degli Who ed Happy Trails dei Quicksilver Messenger Service. Il 30 gennaio i Beatles, che di fatto sono già separati in casa, litigiosi e intolleranti l'uno dell'altro (la molla che ha fatto scattare il più doloroso divorzio del rock è certamente l'incontro tra John Lennon e Yoko Ono, ma gli screzi continui tra George e Paul non sono da meno, solo Ringo sembra fregarsene), improvvisano una performance a sorpresa sulla terrazza della loro casa discografica, la Apple, al numero 3 di Savile Row. La cosa avrebbe dovuto essere spontanea ma cominciò a circolare la voce che i Beatles stavano suonando dal vivo. In cuor loro, già sapevano che sarebbe stato l'ultimo concerto tutti e quattro insieme e che quel freddo mattino londinese avrebbe scritto la parola fine sulla più grande pop band di tutti i tempi. Il 24 febbraio alla Royal Albert Hall di Londra va in scena una delle ultime performance della Jimi Hendrix Experience, con distruzione della Fender Stratocaster dorata e lancio dei pezzi tra il pubblico; l'1 marzo Jim Morrison, ai limiti della propria distruzione psico-fisica, al Dinner Key Auditorium di Miami viene denunciato per oscenità; tra il 20 e il 22 giugno a Northridge, California, tocca a Newport 69 (Hendrix, Steppenwolf e Rascals i rispettivi headliner delle tre serate), il 5 luglio ad Hyde Park di Londra i Rolling Stones si esibiscono appena due giorni dopo la scomparsa del chitarrista Brian Jones, con Mick Jagger che introduce il concerto leggendo un brano del poeta Shelley e liberando migliaia di farfalle bianche; il 30 e il 31 agosto la moda dei festival contagia l'isoletta inglese di Wight nella Woodside Bay, dove l'evento di punta è rappresentato dal ritorno sulle scene di Bob Dylan, dopo l'incidente in moto del 1967.

Quel che ha fatto davvero storia accadde proprio nell'agosto di mezzo secolo fa e a tutt'oggi sembra probabile che saltino le celebrazioni di Woodstock 50, perché quel momento e quell'epoca sono irripetibili, cominciando dal fatto che il rock è cosa da adulti e la sua funzione sociale pressoché inesistente, il pop e il rap seguono altri percorsi e sarebbe difficile mettere su una line up di quel livello. Eppure Woodstock non fu il più importante concerto rock di tutti i tempi dal punto di vista dei partecipanti, dell'esecuzione dei brani e delle performance dei musicisti, ma se consideriamo il valore sociale del live, rappresenta insieme il momento culminante e l'inizio del declino degli anni '60. Inventato da quattro ragazzi che si sono incontrati per un'inserzione economica sul giornale, tra mille difficoltà nel formare un cast d'eccezione e una location alternativa a Bethel, in una grande tenuta agricola quando manca meno di un mese alla tre giorni di «pace e musica» fissata tra il 15 e il 17 agosto, Woodstock scappa dalle mani dei loro stessi organizzatori quando un numero ben superiore rispetto ai 50mila previsti invade le strade che portano a Bethel creando lunghe code per le strade, invadendo l'improvvisata arena e superando transenne e varchi, per cui il festival diventa un evento free alla faccia di chi aveva pagato il biglietto.

Il valore simbolico del più grande raduno musicale degli anni Sessanta, cui parteciperà mezzo milione di persone, sta nel profondo scarto generazionale tra il prima e il dopo Woodstock, che di fatto apre a una diversa consapevolezza del giovane ormai del tutto estraneo alle lusinghe del boom economico, che insegue un'altra forma di democrazia pacifista e antimilitarista, ma soprattutto sviluppa una diversa modalità partecipata nei confronti della musica live, eccessiva e performativa, in cui essere protagonisti come chi si esibisce sul palco. Negli stessi anni esplode la Body Art, linguaggio estremo del corpo nudo contro la società borghese e benpensante, che libera pulsioni ed esterna le proprie fratture. Tra le prime a capirlo c'è Yoko Ono, che convince John (nessuno era più famoso di lui) a mostrarsi nudo, e in generale le azioni più violente e trasgressive sono recitate da donne - Carole Schneemann morta pochi mesi fa, Gina Pane - o riguardano la sfera del sesso esibito - Vito Acconci che si masturba in galleria. Come a dire, non c'è differenza né gerarchia fra artista e pubblico, contemplare un oggetto non ha più senso, l'opera è cosa viva e senza finzione. Il film che Michael Wadleigh dedica a Woodstock, vincitore di un Oscar nel 1971, si concentra infatti sul pubblico, in particolare su quei ragazzi che si rotolano nel fango dopo il nubifragio che ha colpito Bethel la domenica mattina, chi fa l'amore, chi fuma erba, chi medita e chi partorisce (durante il Festival vengono alla luce due neonati).

La scaletta del concerto non è propriamente memorabile, semmai cresce alla distanza: l'apertura di Richie Havens che improvvisa Freedom, l'unico grande successo della sua carriera, Country Joe McDonald con una performance violentemente politica, Joan Baez incinta, l'esordio di Carlos Santana e Joe Cocker, Janis Joplin, Jefferson Airplane, The Band senza Dylan, Crosby, Stills, Nash & Young, fino all'apoteosi di Jimi Hendrix. Ma non a tutti i musicisti la partecipazione a Woodstock lascia un bel ricordo, anzi. Per Pete Townshend degli Who «è stata un'esperienza orribile. Un evento disgustoso, meschino, ipocrita e commerciale». La pensa in maniera molto diversa Carlos Santana: «qualcuno dice che Woodstock non sia servito a niente.

Io credo invece che abbia continuato a vivere anche dopo, quando è caduto il Muro di Berlino, quando hanno liberato Mandela, quando abbiamo celebrato l'ingresso nel 2000».

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