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Zanisi, il futuro del nostro jazz

Il pianista è stato eletto "miglior talento" dell'anno scorso e pubblica un cd in trio

Zanisi, il futuro del nostro jazz

Ha vinto il premio Top Jazz 2012 come «miglior nuovo talento», quindi non prende alla sprovvista gli appassionati, ma il 23enne pianista Enrico Zanisi continua a sorprendere per la sua crescita artistica e per la varietà dei progetti proposti, tra cui il nuovo album in trio Life Variations e le collaborazioni con un altro genietto del nostro jazz come il sassofonista Mattia Cigalini. Eppure è diventato professionista per caso. «Nel 2011, mentre suonavo in jam session al Music Inn di Roma, sono stato notato da un giornalista che mi ha presentato alla casa discografica CamJazz. Così sono partito...».

Ed è approdato a Umbria Jazz, dove il 10 luglio scorso ha conquistato i jazzofili più esigenti. Con mamma pianista e papà flautista s'è avvicinato subito al piano classico: «Sin da bambino giocavo col pianoforte, immprovvisando in modo intuitivo così, anche quando studiavo musica classica, mi è rimasta questa attitudine». Zanisi studiava le scale e il solfeggio ma «ero interessato all'heavy metal e amavo i Dream Theater, ma poi passai ai seminari estivi di Siena Jazz e lì cambiò la mia vita. Passai direttamente dal metal a Charlie Parker e John Coltrane, ma quello che mi fulminò definitivamente fu Oscar Peterson», il raffinato pianista ispirato a sua volta da Art Tatum. Da lì, con maestri come Stefano Battaglia e Marco Di Gennaro, Zanisi sviluppa il suo stile sempre più virtuoso ma anche personale e colorito.

Il debutto ufficiale avviene a 17 anni, (anche se già a 10 suona in orchestre da camera)all'Auditorium di Roma, con Fabrizio Bosso e gli Zoot Four. Musicista completo, è diplomato in pianoforte a L'Aquila, in jazz sperimentale a Frosinone e ha studiato composizione privatamente dato che per lui il jazz è «improvvisazione colta ma estemporanea». «Penso che Thelonius Monk sia il pianista più importante nella storia del jazz perché ha fuso in modo incredibile composizione e improvvisazione». Zanisi si fa notare anche per la duttilità con cui suona e incide, come fosse sempre dal vivo. «Per registrare Life Variations ci abbiamo messo mezza giornata, è nato naturalmente, come fosse una jam sessions». Ma lui vuol ancora stupire e il suo prossimo obiettivo è la composizione per grande orchestra. Del successo si schermisce: «Da noi se dici che fai il pianista jazz ti dicono: “si ma il tuo vero lavoro?”.

Eppure il primo disco jazz l'ha fatto un italiano, Nick La Rocca».

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