nostro inviato a Venezia
In fondo, dopo una standing ovation in quella culla dell'arte che è Piazza San Marco, qualsiasi artista sarebbe al settimo cielo. Zucchero non è il tipo. L'altra sera ha tenuto il primo concerto pop in quella piazza dopo sette anni, lo ha fatto alla propria maniera, ossia con una band che è una macchina funky e con un repertorio di super successi e perle rinate (ad esempio Non ti sopporto più). Ha mescolato le ballate come Madre dolcissima con brani nei quali «consentiva» scherzosamente al pubblico di alzarsi e ballare perché, dai, è difficile star fermi con Baila oppure Overdose d'amore, specie se sul palco c'è pure un coro di quattordici cantanti gospel guidato da Cheryl Porter. E poi si è messo a chiacchierare in una saletta dello storico Caffè Florian.
Notte ormai fonda. La piazza è già deserta.
«Invecchiare a Venezia non sarebbe male, infatti ci ho comprato casa», spiega seduto di fianco al brillante sindaco Brugnaro prima di iniziare a essere Zucchero anche fuori dal palco, uno dei pochi che parli senza giri di parole e pazienza se talvolta va fuori giri: in fondo è lo spirito dell'artista vero. Lui, che a 62 anni è comunque reduce da circa 160 concerti in giro per il mondo (ce lo vedete un trapper?) e sta per andare al British Summer Time Festival di Londra con Eric Clapton, Carlos Santana e Stevie Winwood. «Con Eric domenica a Hyde Park duetterei in River of tears, brano che mi fa l'effetto della Cavalleria Rusticana di Mascagni. Ma decideremo all'ultimo, questo è lo spirito rock'n'roll». In effetti, Zucchero è rock perché esce dalle convenzioni: «Quando qualcuno dice che i duetti sono roba da asilo è perché ha paura» dice riferendosi forse a Vasco Rossi. Poi, come ogni vero capobanda sa fare, esalta i propri musicisti: «In Italia mi piacerebbe fare una gara tra band e vediamo chi li batte...». Quando si accalora, Zucchero accende l'accento emiliano: «Se vedessi segni di cedimento, non avrei problemi a smettere subito, eh, andrei a mungere le vacche nella mia azienda». Avendo un repertorio che è sempre più «old fashioned», sempre più legato ai grandi stilemi del blues e del funky, ovviamente boccia la nuova musica «non solo in Italia ma anche negli States» e pure i testi tutti farciti di «I miss you, I need you, che noia!». Insomma, «è difficile pensare che rimanga qualcosa in futuro, anche perché le radio stanno educando i giovani artisti alla mancanza di coraggio. E alle case discografiche non conviene più allevare un Dalla, un De Gregori o un Vasco ma conviene mandare un ragazzo a un talent, fargli fare un disco spendendo 5000 euro mentre io spendo un milione ogni volta. Se continua così, quelli come me che investono nella musica e nei musicisti rischiano di sentirsi dinosauri in via d'estinzione». Però la sua attitudine, ammettiamolo, è ancora quella di un esordiente che trasuda energia e quindi si stacca dai rituali compassati delle popstar. Parla chiaro.
«La politica? In Italia sono cambiate le facce ma non vedo personaggi carismatici come Moro, Berlinguer o Almirante. L'unico politico davvero carismatico è il Papa». Lo spiega in un contesto delicatissimo, quello dell'immigrazione, dopo aver «sfiduciato» alla propria maniera Merkel e Macron e avanzando l'ipotesi suggestiva di un Papa che «invece di dispiacersi per la situazione, vada a Bruxelles da capo di Stato a battere i pugni sul tavolo». Un pensiero verace che si affianca a quello di dare «una terra» a chi arriva in Europa in cerca di sopravvivenza. «Mi vengono in mente gli Amish nati in Svizzera ma respinti dalla Chiesa, che si sono trasferiti negli Stati Uniti e vive ancora senza comodità e senza tecnologia. Se veramente l'immigrazione è un problema, e lo è, questa potrebbe essere una soluzione: trovare una collocazione a queste persone in qualche posto e con ben determinati limiti».
Dopotutto è un pensiero che, in vario modo, in questo periodo passa per la testa a molti e che Zucchero d'impeto affronta così, da autentico uomo della strada.
Alla fine, è rimasto il bastian contrario di sempre, quello che cantò Solo una sana e consapevole libidine (salva il giovane dallo stress e dall'Azione Cattolica) al Meeting di Comunione e Liberazione di Rimini: «Poi sono scappato con il camper perché volevano menarmi».Da allora è sempre rimasto in fuga da tutto, e per fortuna anche dai luoghi comuni.
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