«Spieghiamo quanto costa non fare le infrastrutture»

(...) D’altronde capita anche che i Comitati esprimano forme di partecipazione diretta importanti, e comunque siano espressioni di un disagio nei confronti delle Istituzioni, che spesso non sono in grado di dare le corrette informazioni o proporsi come interlocutori credibili e autorevoli. Al di là di ciò, la Tua proposta segnala una sofferenza reale e sentita, ma spesso inespressa; il nostro paese, le nostre città, hanno bisogno di creare ricchezza e valore, per non perdere le sfide che ormai sono spesso quelle di un mercato non solo europeo ma mondiale, e per dare concrete risposte ai bisogni dei cittadini; sarebbe bello se Genova diventasse la città del fare e non quella del non fare.

La scorsa settimana ho partecipato come relatore a un convegno a Roma su «I costi del non fare»: si ragionava sulle carenze infrastrutturali italiane, e sul fatto che di norma l’attenzione si appunta sull’entità degli investimenti e sui loro impatti ambientali, ma non si considerano gli oneri che gravano sulla collettività a causa delle mancate realizzazioni; così è stato calcolato che non fare alcune fondamentali infrastrutture (funzionali a un disegno di sviluppo nel 2020) provochi costi nell’ordine dei 30 miliardi di euro nei rifiuti, 40 nell’energia, 130 nella viabilità autostradale. Io credo che non ce lo possiamo permettere, e che se nascerà un comitato per dire sì a Genova e alla Liguria io ci sarò.
*Presidente Amiu SpA

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