A parte il fatto che prima o poi bisognerà pur fare un discorso su tutte le rassegne stampa di mamma Rai (e in particolare sulla subdola faziosità di quella di Gr Parlamento), oggi tocca occuparsi dell’«Edicola» di Televideo. La quale già dall’altra sera ha tirato giù le serrande e inalberato un perentorio cartello: «La rubrica non è in onda per lo sciopero dei giornalisti contro il disegno di legge sulle intercettazioni». E fin qui si può discutere sui tempi (il suicida black out dell’informazione era previsto per venerdì, non già per la sera di giovedì), ma si tratta di legittima adesione al suddetto harakiri. Il problema è la successiva frase assassina: «I quotidiani non sono in edicola venerdì 9 luglio». E questa è una balla bella e buona: almeno la metà dei giornali di cui si «nutre» abitualmente la rassegna stampa di Televideo (dal Giornale al Foglio, da Libero al Riformista, da Mf a Italia Oggi) erano regolarmente in edicola venerdì 9 luglio.
Prima domanda (molto retorica): è ammissibile che la tv di Stato, pagata con i nostri soldi, disinformi i suoi spettatori in modo tanto spudorato e danneggi altre testate giornalistiche in maniera così plateale? Seconda domanda (ancora più retorica): pensate che vedremo presto le truppe cammellate dei repubblicones, quelle che hanno dato il tormento a Minzolini per mesi, protestare davanti a Viale Mazzini per questa scorrettissima forma di censura? Buon bavaglio a tutti.