«Più che per le case e gli oggetti - e per Milano ne progettò molti - Ettore Sottsass va ricordato perché nella metropoli seppe crescere tante generazioni di designer. Grazie al suo studio, che è stato sempre una fucina di giovani talenti, e grazie a Memphis, il movimento che fondò nel 1980». Così Aldo Cibic, designer e suo allievo, ricorda Ettore Sottsass, l'architetto e designer - ma anche urbanista, pittore e fotografo - nato a Innsbruck nel 1917 e scomparso l'altro ieri nella sua casa di via San Tomaso. «Venni a Milano nel 77 - prosegue Cibic - quando la città non era ancora da bere, ma chiusa, calvinista, molto laboriosa, mai sopra le righe, per lavorare con Sottsass come apprendista nello studio di via Manzoni, per il cliente Olivetti. Ettore fu il mio grande maestro, a cui devo l'insegnamento fondamentale: quello in cui si crede è un progetto che dura tutta la vita».
E se nei successivi anni Ottanta, oltre che città da bere Milano divenne la capitale del design fu anche merito di Memphis, il leggendario movimento a metà tra ironia e provocazione visiva fondato da Sottsass e portato avanti insieme a un collettivo formato dallo stesso Cibic e poi da altri grandi nomi dell'italian style come Mendini, De Lucchi, Branzi, Thun. «Mi offendo quando mi dicono che gioco se lavoro per Memphis. Non sono mai così serio come quando progetto per Memphis. È quando progetto le macchine Olivetti che gioco», dichiarò Sottsass a proposito della creatura per cui raggiunse la notorietà globale.
Presentato nel 1981 al Salone del Mobile di Milano, Memphis stravolse con i suoi mobili-sculture e librerie-totem una metropoli che ospitava la crema del design style irrigidito da anni di razionalismo e influenzò per sempre Philippe Starck, Jasper Morrison, Marc Newson, allora studenti oggi icone del design mondiale.
Ai tempi della fondazione di Memphis, Sottsass era già una leggenda: arrivato a Milano nel 1947, apre uno studio professionale dove si occupa di progetti di architettura e di design, partecipa a diverse edizioni della Triennale di Milano, espone in collettive e personali in Italia e all'estero. Ma gli inizi erano stati duri: «Il mestiere dell'architetto è un mestiere di lusso», dichiarò una volta. «Io allora portavo primavera ed estate sempre la stessa giacca, le stesse scarpe. Per fortuna ho vinto qualche concorso per le case popolari. Poi per puro miracolo fui chiamato da Olivetti». Nel 1958 inizia con Olivetti, come consulente per il design, una collaborazione trentennale che gli frutterà tre Compassi d'Oro. Negli stessi anni gira tutta l'America con la macchina fotografica al collo insieme alla moglie Fernanda Pivano e scatta senza pause, ansioso di documentare tutto («Se non moriva mi avevano combinato un appuntamento anche con Marilyn Monroe»): famosa la serie in bianco e nero scattata a partire dal 1948 in cui la coppia appare in compagnia tra gli altri di Hemingway, Burroughs, Dylan e Nureyev.
Nel 1980 fondò lo studio Sottsass e Associati, che ebbe sede prima in via Borgonuovo e poi in via Melone, sempre a Milano.
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