Linteresse per larcheologia classica ha nel Belgio radici profonde, fin da quando il celebre erudito Émile de Meester de Ravenstein, ministro plenipotenziario presso la Santa Sede e grande appassionato darte romana, già nella metà dellOttocento aveva collezionato quei piccoli reperti che oggi si possono ammirare nellomonima sala dei Musées Royaux dArt et dHistoire di Bruxelles e fra i quali spicca, oltre al campionario di marmi colorati, un bel piede in serpentino. Un frammento unico nel suo genere (ma del quale recentemente è apparso sul mercato un falso palmare) e che, si disse, era stato per tanto tempo abbandonato nellandrone del portico della basilica di San Lorenzo fuori le Mura da dove, certo allinsaputa del barone de Ravenstein, fu sottratto.
Scoppiarono contestazioni, ma nellincertezza della legittimità del possesso il reperto rimase in deposito nel museo di Bruxelles. Fortuna che cè lusucapione! Questa vicenda deve aver indotto gli appassionati archeologi belgi a regolarizzare le loro escursioni in territorio italiano. Infatti, una cinquantina danni fa unéquipe ottenne una regolare concessione per eseguire scavi su un vasto territorio dellItalia centrale del quale si avevano scarse e incontrollate notizie. Le fonti, però, rivelavano che ivi sorgeva lantica cittadina di età repubblicana Alba Fucens che godette di notevole prestigio dai primi anni dellImpero a quando la sua decadenza culminò col terremoto del 508 che la distrusse e che con unimmensa frana la seppellì.
In un territorio archeologicamente vergine e incontaminato, gli archeologi belgi poterono svolgere i loro scavi con un certo ordine e secondo un preciso programma. E i loro ritrovamenti, ora in parte esposti in una bella mostra romana («Poco grano molti frutti. 50 anni di archeologia ad Alba Fucens», Roma, Academia Belgica, via Omero, 8, fino al 10 dicembre), rivelano lalto livello artistico raggiunto dallantica colonia di Alba Fucens, dove vennero scoperti reperti molto importanti: non solo ritratti di imperatori e di dignitari, ma anche oggetti minori eseguiti con una grazia e una tecnica mirabili e con uno stile impeccabile, degni di una civiltà molto raffinata. Trapezofori e colonnine squisite, capitelli e lesene in marmo pario che con la loro perfezione dimostrano lirradiarsi del lusso dei Cesari in quellamena località, già strategica e inespugnabile roccaforte, a non più di un centinaio di chilometri dallUrbe.
E non è che linizio, perché a quanto pare il vasto territorio nasconde ancora enormi sorprese nelle quali gli archeologi belgi avranno di che scavare.
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