La sporca guerra di Bob Dylan: la sua puzza soffia nel vento

Il cantautore ha installato un wc in giardino: "Ma il fetore ci fa svenire". Lo hanno denunciato. E montato cinque ventilatori giganti per difendersi

La sporca guerra di Bob Dylan:  
la sua puzza soffia nel vento

La risposta, amico mio, Blowin’ in the wind, sta soffiando nel vento. Nel vento forse. Ma non nel water la fuori, my friend, dove sta arrivando su un odore, un afrore, un effluvio, un sentore che, dio del signore, ti giuro, fa scappare persino le bavose della Patagonia. Casa Dylan, Malibu, California, dove «la vita è troppo breve per vivere altrove», ventisette miglia di costa accoccolate sul Pacifico, dove abita l’America liberal-chic, un pezzo di Hollywood, Richard Gere, Mel Gibson, Charlize Theron, e lui Bob Dylan, il menestrello di Duluth, la chitarra del movement, pop e diritti civili, Vietnam, droga e rock’n’ roll. Domiciliato, quando si dice la coincidenza, in Blueweater Road, bella e impossibile.

Il «Grugnito», come lo chiamano quelli alla mano come lui, ha sessantasei anni e più che l’aria vissuta ha l’aria di uno che ha finito la schiuma da barba. Proprio l’aria è il problema. Perché giusto al centro del giardino di casa, ombelico del paradiso, da un bel po’ di mesi ha installato una Chernobyl formato mignon, una centrale radioattiva, una discarica a cielo aperto: il bagno di casa per gli amici più cari. Cioè un wc ecologico che con i suoi miasmi mefitici sta mettendo in ginocchio il vicinato che minaccia una banlieu da far impallidire quella nera di Detroit.

«La prima volta, appena uscita nel patio, ho iniziato a sentirmi male, sono svenuta per lo stordimento» piange la sua vicina Cindy Emminger, che vive lì insieme al marito Dave e al figlio David Junior che, giura, «ora ha la salute a pezzi», frantumata da quella specie di Bhopal che Dylan ha piazzato all’esterno della villa, oltre la siepe, a uso delle sue guardie del corpo, una specie di tribù antropofaga. Le proteste, lui che una volta era guida e maestro, non sono servite a nulla. Alle lettere dei vicini non ha risposto, agli ufficiali sanitari ha chiuso il cancello in faccia, e chissenefrega dell’esposto che lo inchioda.

«Il signor Diritti Civili sta uccidendo i nostri diritti», dicono adesso, mentre i fumi dell’olezzo, che sembrano usciti dai fumetti di Superciuk, si infilano nella brezza del Pacifico, attraversando le ville di vip e mini vip, preferibilmente all’ora di cena.

Gli Emminger, votati alla castrazione chimica del cesso, stanno preparando una guerriglia da vietnamiti: cinque giganteschi ventilatori puntati contro la villa di Dylan e la sua Chernobyl di carta igienica, pronti a far fuoco. Altro che Blowin’ in the wind. Occhio Bob, sta arrivando Hurricane...

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