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Juve, Conte dà la caccia al tredici

Lo stop di Napoli? "Calo fisiologico". I problemi: la rosa più vecchia e più ristretta della A. L'incubo: il ricordo del 2000

Juve, Conte dà la caccia al tredici

Il giorno dopo vive di sensazioni quasi sconosciute perché provate l'ultima volta oltre cinque mesi fa. La sconfitta non è di casa alla Juve e Napoli lascia residui di amarezza. Più che di preoccupazione. Antonio Conte ha parlato di «calo fisiologico» e Gianluigi Buffon di «coperta corta». Gli infortuni si fanno sentire nella rosa più vecchia della serie A, 29,4 anni di media, e più ristretta (23 elementi, escluso Pepe). Così la Signora sta usando il bilancino nel gestirsi tra Scudetto ed Europa League. Ad esempio col Parma cambio per Lichtsteiner, al San Paolo sostituito Asamoah; mercoledì dopo un'ora aveva rifiatato Pirlo, domenica Pogba. Non Vidal, scelta da molti imputata all'allenatore, perché salta Lione per squalifica.
Quindi è una Juve col fiatone, una novità per Conte che aveva sempre spiccato il volo proprio in primavera. Comunque non può essere una sconfitta a minare le certezze, ma serve subito una risposta per come è maturata. Buffon ha mandato il messaggio: «Dopo ogni passo falso siamo sempre ripartiti di slancio, spero sia così anche stavolta». È successo dopo Firenze e Verona. Una reazione per evitare che riaffiorino i tarli del passato. Giubileo, Collina e Perugia sono parole scolpite nella memoria bianconera. Oggi come allora la Juve ha perso la seconda gara di campionato a otto turni dalla fine con un 2-0 in casa della terza forza del torneo (14 anni fa il Milan), la distanza dalla seconda divenne di 6 punti (ora sono 11 e la Roma domani recupera con il Parma). Alla fine trionfò la Lazio. In panchina c'era Ancelotti che ieri ha detto: «Questa Juve non si lascerà sfuggire lo scudetto». Ricordato che dietro c'è sempre una romana, se si vogliono evitare corsi e ricorsi storici, meglio chiudere la pratica il prima possibile.
Lo stesso Conte mette in guardia: «Sappiamo che la Roma c'è, teniamo le antenne dritte». E Buffon: «Il campionato è apertissimo». Se il fisico è provato, arriva in soccorso il calendario: una sola montagna, la Roma alla penultima giornata. Avversario e tabù perché la Juve fatica in casa delle grandi: un successo stra-sofferto in casa del Milan, due pari con Lazio e Inter, i ko di Firenze e Napoli. E come al San Paolo anche nell'Olimpico giallorosso Conte non ha mai vinto. Potrebbe non servire anche stavolta avendo ancora almeno un jolly in mano e possono bastare tredici punti se Totti e soci non “ribaltano” il 3-0 di Torino. La Signora giocherà quattro volte nelle ultime sette giornate in casa dove finora ha sempre vinto. Poi tra Udine e Sassuolo dovrebbe cercare i punti della matematica tricolore. Che alla fine è quella che conta, sicuramente più della diatriba sui fatturati tra Conte e Benitez. Come spesso accade la verità sta nel mezzo: la Juve incassa di più (274,8 milioni di ricavi contro 120,8), il Napoli spende di più (saldo mercato negativo di 30 milioni contro il +6 bianconero). Agnelli deve onorare un monte ingaggi di circa 115 milioni, De Laurentiis di “soli” 82 milioni. A Torino quando tirano la riga delle uscite scrivono 286 milioni; a Napoli si fermano alla metà. Comunque alla fine i conti tornano a entrambe. Anche sportivi, che poi fanno rima con soldi. E sul campo non vanno i fatturati, ma i campioni. Come Tevez che a Napoli non c'era, ma giovedì ci sarà contro il Lione: «Il gol in Europa arriverà, non è un'ossessione. Non ho giocato a Napoli e ho ricaricato le batterie, sono pronto».

Un sorriso per la Juve: l'Apache vuole finire il lavoro.

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