La guerra dei balconi per il miracolo Frosinone

I ciociari in A e un fenomeno d'altri tempi, il tifo dalle case attorno allo stadio. La questura diffida i proprietari: il rischio crolli. Ma in passato capitava spesso

La guerra dei balconi per il miracolo Frosinone

Per la vigilia di Natale prenotate una stanza a Frosinone. Non in hotel o affini. Ma contattate un inquilino dei caseggiati che circondano il Matusa, stadio di football nel quale gioca il Frosinone. Infatti da balconi, terrazze, finestre, solai e tetti, si potrà guardare, gratis, il partitone contro il Milan di Balotelli e Mihajlovic, così come è già accaduto nella sfida contro la Roma e domenica prossima per l'arrivo dell'Empoli. E in attesa di vedere in Ciociaria la Juve che ieri sera ha regalato ai ciociari il primo punto in serie A.

Casa, dolce casa, finalmente si è capito perché. Come ai vecchi tempi, basta accomodarsi su una sedia o affacciarsi e, lì sotto, non giocano i bambini ma i campioni di serie A, tutto senza necessità di decoder, card, parabole e antenne, alla faccia di Sky e Mediaset che detengono i diritti dell'evento ma non avevano previsto i dritti frusinati. Del resto la cosa non è affatto una novità: accadeva agli inquilini di via Filadelfia e via Giovanni Spano, città di Torino, stadio del Grande Torino poi Toro, al punto che da uno di quei balconi rubava il posto al titolare dell'abitazione Claudio Colombo, allor giovane e poi penna delicata alla Gazzetta del Popolo , e, assieme al posto, rubava sogni e tifo, portandosi avanti con il lavoro, Antonio Giraudo, poi, un giorno, amministratore dello Juventus football club.

Capitava una cosa del genere al Luigi Ferraris di Genova, detto anche Marassi, prima che il campo venisse inscatolato dalla nuova struttura edificata per Italia '90. Ma capitava anche al Giovanni Celeste di Messina, là dove in migliaia occupavano le gradinate dello stadio siciliano e a centinaia stazionavano ai balconi e sui terrazzi intorno.

E pure a Crotone dove lo stadio Ezio Scida è attiguo all'ospedale San Giovanni di Dio, nelle cui corsie e reparti, ogni domenica, c'era un gran via vai di parenti, non in visita ai propri pazienti ma per sbirciare la partita dei calabresi, al punto che il dirigente dell'Asl decise la chiusura della clinica alle ore 15 in concomitanza con il fischio di inizio.

Analoga situazione si registra al Franchi, non di Firenze ma di Siena: qui la vicenda si presta alle comiche finali, se non a un'inchiesta. Infatti lo stadio, nella contrada del Drago, è aperto verso case di ogni tipo e una di queste è riservata alla sede della polizia municipale che invece di controllare traffico e violazioni del codice offre i propri locali con affaccio a chi vuole vedere la partita dei senesi.

Ora tornando a Frosinone, la questura ha avvertito il pericolo di crolli improvvisi dovuti a una ola non prevedibile dei tifosi di casa, nel senso vero della parola. Dunque ha mandato una diffida ai proprietari e amministratori degli edifici perché evitino, anzi obblighino gli inquilini a non invitare persone, amici e parenti, che potrebbero causare cedimenti alle strutture non atte a sopportare il peso.

I guardoni del calcio rappresentano una fotografia romantica, portoghesi non da respingere ma da applaudire, ancora afflitti dalla passione antica alla

quale non si può rinunciare.

Gli eredi di Alfred Hitchcock potrebbero riscrivere “La finestra sul cortile”: attori non protagonisti, quelli di Frosinone, Siena e affini. Nessun omicidio, nessun giallo ma la polizia indaga.

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