
Nell'era Andrea Agnelli, mai la Juve ha perso a Milano contro l'Inter. Stasera però la Signora è chiamata a vincere: riaprire il campionato non è impossibile, visto che tutte le grandi hanno già accusato almeno un passaggio a vuoto, però il pronti via bianconero è stato troppo lento e non va nascosto che un pareggio odierno renderebbe la rincorsa alquanto difficoltosa. Allegri ovviamente la prende alla larga e si dice convinto del fatto che il match non «sarà decisivo. I giochi si faranno a marzo, quando dovremo essere tutti vicini». Sarà, ma riportarsi fin da oggi a meno cinque dai nerazzurri avrebbe un sapore particolare e metterebbe pressione a tutti gli avversari.
Le possibilità ci sono, perché la Juve ha di nuovo il morale in crescita e perché per la prima volta in impegni ufficiali schiererà il centrocampo immaginato in estate, con Marchisio (recuperato) erede di Pirlo e l'accoppiata Khedira-Pogba ai suoi fianchi: c'è di peggio, mettiamola così. Da qui si riparte, con Morata probabilmente al centro dell'attacco insieme a Dybala (fresco di esordio in nazionale, sostituendo Tevez) e Mandzukic che dovrebbe essere pronto per l'impegno di mercoledì in Champions. Il modulo, per quel che conta, sarà quello variabile degli ultimi tempi: difesa a tre (ma spesso a quattro) con Barzagli Bonucci e Chiellini, poi Cuadrado ed Evra sugli esterni e il tridente di centrocampo di cui sopra.
«Una vittoria non cambierebbe il nostro cammino - le parole di Allegri -. Piuttosto, ci serve continuità di risultati. Siamo realisti, dovremo essere in lotta per lo scudetto a marzo. Timore dell'Inter? No, soltanto rispetto nei confronti di una squadra allestita per vincere il campionato. Secondo Garcia e Mancini siamo sempre noi i favoriti? Garcia dice il contrario di quello che sosteneva l'anno scorso, mentre Mancini cerca di togliere pressione alla sua Inter, al momento la squadra più accreditata per il tricolore seguita da Roma, Napoli, Milan e Juve. La Fiorentina? È vero che è l'attuale capolista, ma credo che i viola siano in corsa per i primi posti e non per la vittoria finale».
In riva all'Arno ringraziano e magari, visto che al momento i bianconeri distano dieci lunghezze, si faranno una ricca risata consapevoli del fatto che tra toscani le provocazioni lasciano il tempo che trovano.
Dopo di che, oggi sarà Inter-Juve e basta. Con Hernanes (ex più o meno di lusso) in panchina e il diktat di Allegri che pretende di subire meno gol: «Ne abbiamo presi troppi, in rapporto alle occasioni create dai nostri avversari».
Su dieci impegni ufficiali, solo tre volte (la Supercoppa contro la Lazio, la vittoria di Marassi contro il Genoa e il successo in Champions contro il Siviglia) la porta di Buffon è infatti rimasta inviolata: otto reti sul groppone in campionato (in nove match) risultano parecchio indigeste, ricordando pure che a inizio stagione Allegri disse che «per vincere lo scudetto non bisogna subirne più di 20-25». Non si può più sbagliare, insomma: si viaggia sul filo, augurandosi che il recupero dei tanti infortunati aiuti la truppa a ritrovare compattezza.