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La 12 ore giapponese di Fognini salva l'Italdavis

Fabio regala il punto decisivo nel terzo match vinto in 3 giorni. Esausto: "Mi fa male dappertutto..."

La 12 ore giapponese di Fognini salva l'Italdavis

Esausto, stremato, ma felice come un bimbo. Fabio Fognini si aggiudica 3-6 6-1 3-6 7-6 7-5 il terzo singolare e regala all'Italia la qualificazione ai quarti di finale, appuntamento ad aprile, a Genova, contro la Francia. Dopo una tre giorni in trincea snervante e logorante, sia sul piano fisico che mentale, l'Italia vince la guerra in Giappone. E se torna a casa con il sorriso, deve ringraziare il suo eroe, il trascinatore del gruppo, in grado di indossare i panni dell'Achille azzurro ogni qualvolta indossa quella maglia con il tricolore cucito sul petto. È lui il protagonista indiscusso in quel di Morioka.

Esausto, stremato, ma felice come un bimbo. Fabio Fognini si lascia cadere a terra dopo l'errore con il dritto di tale Sugita, l'ultimo punto di una sfida infinita che ha decretato il successo per 3-1 della Nazionale di Barazzutti sul Sol Levante. Sa bene, Fabio, però, che ha rischiato tantissimo in quel tie break del quarto set, dove il tennista di Arma di Taggia, a un passo dal baratro, ovvero un match point sul 6-5 per l'avversario, è riuscito a salvarsi portando a casa il duello finale. Chi è rimasto sveglio all'alba negli ultimi tre giorni, si è reso conto quanto sia estenuante e terribile la Davis. Anche contro dei rivali sulla carta inferiori come i giapponesi mancava il n°1 Nishikori -, si rimescola tutto. Ben venga allora quest'altra vittoria al primo turno è la quarta negli ultimi cinque anni -, perché significa che se siamo al completo, in una Davis snobbata dai fuoriclasse del circuito, possiamo giocarcela ad armi pari.

Esausto, stremato, ma felice come un bimbo. Perché in tre giorni Fabio Fognini è rimasto in campo la bellezza di 12 ore. Tre match giocati in tre giorni, i due singolari e il doppio (con il ritrovato Bolelli), tre match vinti. Insomma, il ligure non si è risparmiato.

Esausto, stremato, ma felice come un bimbo. Non era nemmeno sicuro di farcela: con le energie fisiche ridotte all'osso ha rivelato di essersi addormentato sul lettino per i massaggi prima dell'incontro decisivo. «Durante il riscaldamento mi sentivo bene e allora ho detto ok, voglio scendere in campo». Cuore e tenacia fino all'ultimo scambio: «Sono stanco morto e ho male dappertutto. Chissà se Federico (il figlio, ndr) e Flavia a casa si sono svegliati in tempo per vedermi in tv. Manco da casa dal 3 gennaio e non vedo l'ora di riabbracciarli».

Come Ulisse di ritorno a Itaca.

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