2 SU 2 L'Algeria ha sempre vinto coi tedeschiMONDIALI di CALCIO BRASILE 2014

Gira e rigira non si può parlare di Germania-Algeria senza tirare in ballo l'unico precedente iridato. La sfida che ai mondiali di Spagna '82 vide le volpi del deserto sbranare il lupo tedesco in un'incredibile favola alla rovescia. Nello stesso giorno si svolgevano a Monaco di Baviera i funerali di Rainer Fassbinder, genio e sregolatezza del cinema mondiale, e i tedeschi rintuzzarono la vergogna sportiva con le celebrazioni e i ricordi del maestro prematuramente scomparso. Joachim Löw neppure vuol sentir parlare di Madjer o Belloumi, «non bisogna confondere la storia con l'attualità. All'epoca erano nati solo Klose e Weindenfeller. L'Algeria che conosciamo è quella che sfidiamo a Porto Alegre e che va rispettata perché ha estromesso la Russia». Il Bundestrainer guarda in casa sua: sa che non potrà disporre di Podolski (noie muscolari), che comunque sarebbe partito dalla panchina, ma ha esentato Özil, Mustafi e Khedira dal ramadan musulmano. Il digiuno alla fine non lo praticheranno neppure gli algerini: affidandosi all'interpretazione di un dotto del Corano, devolveranno l'equivalente del cibo consumato in questi giorni di impedimenti religiosi a un'associazione umanitaria che si occupa dei bambini di strada del Maghreb. Di sicuro un bel gesto, anche se il libro Cuore non verrà dato in dotazione a tifosi e calciatori all'Estadio Beira-Rio.
La Germania teme il vigore atletico degli algerini e Löw correrà ai ripari rinforzando la linea mediana con il veterano Schweinsteiger (il sacrificato è Khedira), che giocherà a fianco di Lahm, con Kroos in posizione più arretrata. Götze sarà il finto centravanti «alla Fabregas» con Özil e Muller in appoggio. È il modulo ad albero di Natale, quello con cui Ancelotti ha vinto tutto e che viene sdoganato almeno quanto il tiqui-taca. La scelta di Schweinsteiger convince un po' tutti nel ritiro di Campo Bahia, iniziando dal portiere, e compagno di squadra nel Bayern, Manuel Neuer: «Bastian è un allenatore in campo. Nessuno meglio di lui sa controllare il gioco e imporre il ritmo». Però c'è anche chi, come il centrale del Borussia Dortmund Mats Hummels, fa notare come la Germania stia diventando sempre più Bayern-dipendente. «Non è un'accusa e neppure voglio parlare di clan, ma è un dato di fatto». Affermazione che ha innescato qualche polemica tra i media tedeschi.
Sul fronte africano il sergente di ferro Halilhodzic, che si è sciolto in lacrime a Curitiba dopo il pari con i russi, darà spazio a Feghouli, Brahimi e Djabou come suggeritori del micidiale Slimani.

L'Algeria è stata applaudita per la sua tenuta atletica, merito di un italiano, il preparatore Gianni Biscotti, 59 anni, che lavora da ormai quasi un lustro per conto della locale federazione. Nemo propheta in patria, in Italia si era occupato dei muscoli dei ragazzini dell'Inter e di poco altro.

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