E remuntada fu. Larga, epica e spettacolare, incorniciata da un gioco limpido ed efficace. Incardinata dal talento mostruoso di Leo Messi, il suo vero profeta, ancora troppo giovane per essere considerato stanco e in crisi da una critica superficiale. Remuntada superba del Barcellona, allora. Realizzata in due fasi, proprio come studiata a tavolino negli ultimi giorni tra New York (dove si cura Tito Vilanova) e il centro sportivo catalano. Due gol nel primo tempo, il migliore della sua stagione vissuta da padrone della Liga e del girone di Champions, con Messi principesco, poi uno decisivo, quello che cancella la sconfitta dell'andata nei primi dieci minuti della ripresa, firmato da Villa. Il Milan rimane incenerito da questo elettrico Messi e dagli schemi recuperati del Barça. Non è quello cinico e sfrontato di tre settimane prima, anche il rigoroso controllo dei valichi è un bel ricordo. Si affaccia un paio di volte in partita e spreca la fortuna che passa tra i piedi di Niang (sullo 0 a 1), con coraggio si rifà sotto quando il Barcellona molla la presa, negli ultimi 15 minuti. Qui, con Bojan e Robinho, mette solo un po' di brividi allo stadio e alla panchina di Roura. Poco, troppo poco per meritare la qualificazione che torna nella disponibilità dei catalani. Possono uscire dal tunnel e guardare al futuro della Champions con intatte velleità di successo. Il Milan è ancora troppo giovane e inesperto per poter ambire a una storica impresa. Deve farsi, in Europa. Ha qualità e talento che ieri hanno luccicato pochissimo.
Stritolato in una morsa micidiale. Già, proprio così: stritolato risulta il Milan dalla morsa del Barcellona che, secondo copione, non concede tregua. E apparecchia la sua sfida con un assalto continuo, veloce, geometrico, giocato sul possesso palla che non è più fine a se stesso ma finalizzato a inqudrare la porta di Abbiati. Che viene subito bersagliato da Messi e soci. Sull'argentino, il portiere rossonero non può davvero nulla perché il numero uno al mondo inventa prima dal limite una randellata che toglie la ragnatela allo spigolo, quindi firma una rasoiata, sempre di sinistro, che beffa Mexes (gli passa tra le gambe) per confezionare il 2 a 0 secco che infiocchetta la prima parte della remuntada. Tra i due gol del campionissimo, uno in apertura di tempo, l'altro quasi sul primo gong, Abbiati resiste con grande reattività frenando gli artigli di Iniesta (con l'aiuto della traversa) e Xavi che prendono la mira dalla media distanza. Il Milan, un altro Milan rispetto all'andata, meno attento specie nelle due sentinelle centrali che lasciano qualche spazio in più ai rivali, incapace di ripartire cinico, resta stordito, impaurito, sopraffatto dal possesso palla catalano eppure ha la palletta che può gelare il Camp Nou e rimettere in discussione la qualificazione. Il rilancio di Montolivo coglie di sorpresa Mascherano che concede via libera a Niang, lanciato in velocità verso la gloria: il francesino, che ha un discutibile rapporto col gol (uno solo finora, in coppa Italia), si aggiusta il destro ma colpisce il palo lontano (sulla ripresa di Boateng, Piquè a terra devia col gomito): chissà quanti milanisti sono invecchiati di colpo su quell'azione!
Il Milan balla la rumba anche nella seconda frazione quando il Barcellona completa la remuntada al culmine di appena 10 minuti con Villa grazie a una palla recuperata da Mascherano: è il pressing la vera arma letale utilizzata dall'armata catalana che si avvale nella circostanza di una serata magica del suo fuoriclasse che si conquista una rivincita esemplare. Mai gol su azione contro il Milan ed ecco servita la risposta, impreziosita da una striscia di giocate sublimi. Così si gioca solo dalle parti del paradiso, se esiste un paradiso calcistico.
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