Il mondo dove la velocità diventa arte. Così si apre il sito di Tullio Abbate, con queste sette parole che riassumono perfettamente la sua vita. Ma Tullio, da ieri, non c'è più. Si è dovuto arrendere al coronavirus, in quella che è stata una sfida troppo grande anche per uno come lui.
Il suo nome, però, sarà per sempre legato al Lago di Como e alla motonautica, di cui si innamorò grazie a papà Gianni. Gli Abbate, infatti, hanno scritto la storia di questo settore: la famiglia iniziò a costruire barche nel 1873, ma fu nel secondo dopoguerra che si convertì a quelle veloci, merito proprio di Gianni, precursore nel suo modo di vedere e pensare. Inevitabile, quindi, che la passione passasse dal padre ai figli, Tullio e Bruno. Tullio aveva quattordici anni quando si rese conto che la motonautica sarebbe diventata la sua vita: «Ero nel cantiere di papà e lo guardavo lavorare - ha raccontato - Era già un gigante, pendevo dalle sue labbra».
La velocità. Per Tullio se c'era una cosa che lo faceva sognare, era proprio questa: cercare sempre una nuova sfida, superarsi ogni volta, sfrecciare sull'acqua come se si stesse volando. La conosceva bene, la velocità: l'aveva vissuta tante volte vincendo tutto, tra campionati Europei, gare mondiali e anche la Centomiglia del Lario.
Tullio, però, non riusciva ad accontentarsi. Voleva qualcosa in più, voleva qualcosa che portasse la sua firma, perché la velocità doveva sapere chi aveva costruito la barca che l'aveva battuta, non solo chi l'aveva guidata. E così, nel 1969 creò il suo cantiere, che in più di quarant'anni ha sfornato oltre 8500 barche, bellissime e soprattutto velocissime, anche grazie al fruttuoso sodalizio con il designer Giorgetto Giugiaro.
Tullio è sempre stato un tipo coerente, di conseguenza i suoi clienti, alcuni dei quali diventati veri amici, non potevano che essere loro stessi dei grandi amanti della velocità. Sfogliando l'album dei ricordi, sono numerosi gli scatti che lo ritraggono a fianco dei campioni di Formula Uno, da Fittipaldi a Piquet, da Schumacher a Villeneuve, passando per Senna, al quale dedicò anche una barca, la Senna Evolution. Ma, dato che oltre alla velocità, le sue creature sono anche sinonimo di arte, sono tante le star dello sport e dello showbiz che lo hanno scelto, come amava ricordare: «Maradona, Vialli, Mancini, Agostini, Borg, Carolina di Monaco, Stallone, Versace e Madonna.
Qui ci siamo abituati ai divi una trentina di anni prima dell'arrivo di Clooney».Così, dopo una vita all'inseguimento dei suoi sogni, Tullio ieri se ne è andato a 75 anni, con la consapevolezza, però, di aver lasciato un mondo dove, grazie a lui, la velocità è diventata arte.
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