Il mercato sposta sogni e milioni, calciatori e suggestioni. È un fascino strano, attira e fa discutere, finché tutto svanisce di colpo. Evapora con quelle due lettere: no. Una negazione simile a una porta in faccia, sbattuta da presidenti che il mercato lo fanno al contrario, per smontare trattative coltivate da settimane e fregiarsi di bilanci inattaccabili. Non c'è mai un no di principio, attorno al rifiuto ruotano bisticci e disaccordi, vedi la partita a scacchi tra Napoli e Real Madrid su James Rodriguez. Manca l'accordo sulla formula e sta per saltare tutto. «No, così non ci sto» ha sbottato De Laurentiis, che vorrebbe regalare il colombiano ad Ancelotti, ma solo alle sue condizioni: «Lo voglio in prestito, non a titolo definitivo. Non capisco perché al Bayern che fattura il triplo lo hanno prestato e a noi chiedono 42 milioni». James era un top player che stuzzicava la piazza, accendeva le fantasie dei tifosi, a cui il numero uno del Napoli sta già provando a far indorare la pillola. Insomma è un no, ma edulcorato col pretesto da AdL: «Mi chiedo se James possa dialogare con la squadra. Vorrei uno che faccia tanti gol, devo parlarne con Ancelotti». Così tornano di moda Lozano del Psv e Pepé del Lilla, che però vuole almeno 60 milioni e, ovviamente, l'onnipresente Icardi.
C'è chi invece non ha prezzo, resta e basta. Nemmeno se te lo chiede la Juve, con la sua squadra monstre e che in attacco, oltre a Icardi, vorrebbe anche Chiesa per assicurarsi il futuro. Per il giocatore trasferirsi non sarebbe un problema, ma il nuovo presidente della Fiorentina Commisso, pur essendo arrivato in questo mondo da poco più d'un mese, ha già imparato a pronunciare la parolina magica. «No, vogliamo tenerlo. L'ho detto dal primo giorno». Presidente e giocatore si sono incontrati l'altra notte, guardando fianco a fianco il primo impegno viola nella tournée americana, a Chicago. E Commisso dopo il successo per 2-1 contro il Guadalajara ha ribadito: «Ci siamo gustati metà partita assieme, non abbiamo parlato di niente perché il suo futuro è con noi». Il vero summit sarà domenica a New York, dopo l'amichevole contro l'Arsenal, e il club toscano vuole fare di Chiesa l'uomo simbolo, dandogli la fascia di capitano e costruendogli attorno un gruppo competitivo.
Da Napoli a Firenze, fino a Torino, aumentano i chilometri ma anche i no. Che nel caso del presidente granata Cairo sono addirittura nove, come lui stesso ha confidato: «Non faccio nomi, i nostri fanno gola e per nove volte ho dovuto rifiutare. Voglio tenere tutti, per me è come aver preso un top player». Dipende dai punti di vista, ma intanto il no resta tale. Come per il presidente della Lazio, Claudio Lotito, a cui devi corrispondere esattamente quanto chiede.
Negli ultimi due anni nessuno lo ha fatto per prendersi Milinkovic e allora il serbo resta lì, anche se scontento. «Pagare moneta, vedere cammello» è il mantra di questi presidenti. Finché non dicono sì. Costi quel che costi.
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