Milan, si cambia. Si cambia in perfetto sincronismo col nuovo anno, dopo il rimpasto in società. Si cambia con l'arrivo di Honda (visite mediche ok, ieri pomeriggio debutto a Milanello, seguito dal solito codazzo di giornalisti e cineperatori giapponesi) e quello di Rami, alla prima convocazione (maglia numero 13 sulle spalle, fu quella di Nesta: bella responsabilità per il gigante francese). Si cambia anche modulo nella previsione ormai scontata che il prossimo targato 2014 è quello dell'alberello di Natale, con Kakà e Honda dietro Balotelli, ieri febbricitante (37.5) e perciò in dubbio per l'Atalanta (non ce la facesse, c'è Robinho) e Cristante al posto di Montolivo che ha un problema all'inguine. Ma si cambia, non subito intendiamoci, in estate naturalmente anche l'inquilino della panchina. E così Max Allegri può persino controfirmare in largo anticipo sulla scadenza l'addio con un tratto di serenità che gli fa onore. «Voglio finire il quadriennio al Milan nel migliore dei modi, vediamo cosa succede, ma dentro di me non cambierà la decisione. Sono stato molto chiaro anche perchè era una decisione che avevo preso in estate e che ho comunicato a Galliani prima di Natale. Siamo professionisti, giocatori e allenatori devono lavorare bene fino al termine del contratto. Guardate cosa succede in Bundesliga con Lewandowski, che passerà a giugno dal Borussia al Bayern: nessuno si scandalizza» il sermone che coglie quasi di sorpresa la platea dei cronisti.
Non invece lo spogliatoio, già informato, e nemmeno la società che con Seedorf parla, tratta e discute da almeno sei mesi. É un addio senza rimpianti, nè rancori: «Non si può restare a vita in una squadra» chiosa. Con un bilancio positivo: «Nei miei quattro anni credo di aver fatto fatto molto bene: quando ho avuto la squadra, nei primi due anni, ho vinto, poi con la rivoluzione siamo arrivati terzi». Confessato qualche rimorso: «Perchè adesso siamo più vicini alla zona retrocessione che alla zona Uefa». Ecco, solo nei confronti del suo designato successore, il livornese non riesce a essere diplomatico, forse per non nascondere la convinzione sua e di molti altri addetti ai lavori. Accarezza la società, «non ha mai sbagliato in 28 anni la scelta del tecnico» il riconoscimento (e invece un paio di errori restano incorniciati, Tabarez e Terim, 2 in 28 anni mica male però!) ma... Già: esiste un ma. «Seedorf è un giocatore molto intelligente ma fare l'allenatore è un mestiere completamente diverso: sarà giudicato dai risultati» obietta Max prima di chiudere il capitolo e di prepararsi al cambiamento. Che passa attraverso l'inserimento di Honda, «ha personalità e grande entusiasmo oltre che voglia di dimostrare le proprie qualità, peccato non averlo in Champions» spiega e racconta all'esercito dei media giapponesi che lo considerano una specie di dio del calcio, dotato «dello spirito del samurai». «Honda è stato un grande colpo ma siccome lo abbiamo messo a segno qualche mese fa sembra che non sdia più una notizia. Può aprire nuovi modi di giocare» segnala Adriano Galliani rientrato dal Brasile giusto in tempo per dargli il benvenuto e correre a Milanello per assistere all'ultimo allenamento del gruppo.
Milan, si cambia. Governance del club e cifra tecnica della rosa non bastano. Serve altro, molto altro. Deve cambiare anche il passo in campionato: una partita vinta a San Siro negli ultimi 9 turni (contro l'Udinese), con 19 punti in classifica, 26 gol subiti, tante squalifiche patite (ultima quella di Muntari, 3 turni) sono le cifre preoccupanti che Allegri e i suoi devono correggere, a cominciare dall'Atalanta che non è mai un cliente facile da incrociare, «squadra solida», capace di rendere la vita complicata anche alla Juve.
Nell'attesa di scolpire al meglio
la rosa attraverso il mercato: via in prestito Gabriel (Portogallo) e Vergara, cura dimagrante tra i difensori (via anche Zaccardo), in arrivo uno o due centrocampisti, in cambio il sacrificio di uno tra Robinho e Matri.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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