Allegri, che lezione. Una Juve mai vista in Europa

Allegri, che lezione. Una Juve mai vista in Europa

Giochino di giornata: Allegri ha superato Conte? Rispondete e poi stop al televoto. Ma perché nessuno dice o scrive se la Juventus di Allegri vista a Dortmund abbia superato quella di Lippi e di Capello o di Trapattoni? Perché è questa la fotografia pervenuta dalla Germania, una squadra con una autostima che mai si era vista prima a livello internazionale, non una squadra spettacolare, piena di vip, ma una formazione italiana, nel senso buono, intelligente, capace cioè di leggere la partita, perfida nel contropiede, soluzione di gioco bestemmiata dai nuovi docenti, ma esaltata a Dortmund a mortificare un avversario crucco e ciucco. Vincere in Germania è il gusto della vita, nella stessa sera in cui si è segnalata la quarta eliminazione di una squadra inglese dalla Champions, dopo Liverpool, Chelsea, Arsenal è toccato agli emiri del Manchester City. Godimento massimo per noi. Di certo il turno di coppa è una buone lezione per certi procuratori che sparano cifre per i loro assistiti. Per esempio Mino Raiola avrà capito che il Paris Saint Germain senza Ibra ha tolto dalla circolazione il Chelsea, così come la Juventus senza Pogba ha spedito tre pizze a casa Merkel e Klopp.

Il giochino della torre tra Allegri e Conte dura lo spazio di un mattino, perché qualcuno ha dimenticato che anche il salentino era arrivato ai quarti per poi saltare in aria con il Bayern di Monaco che poi avrebbe vinto la coppa. Ma la prestazione degli uomini di Allegri contro il Borussia non ha pari negli ultimi anni juventini e non soltanto. I soliti portinai sostengono che quella di Klopp è una squadra di reduci e sopravvissuti non paragonabile alla truppa che era arrivata due anni fa alla finale europea. Ma forse il Galatasaray o il Benfica che tolsero il gusto alla Juve di Conte tra Champions ed Euroleague erano più tremendi dei tedeschi di Dortmund?

Le chiacchiere stanno a zero, ero tra gli scettici sul lavoro di Allegri, nutro ancora qualche dubbio, ma questo non c'entra nulla con il paragone e il giochino su chi sia il migliore tra lui e Conte. La Juventus senza Pirlo, penalizzata dall'infortunio di Pogba che ora dovrà star fuori due mesi, ha saputo e ha capito di dover giocare una partita diversa, stimolata dal vantaggio iniziale ma confortata da altri segnali positivi di gioco. Vincere fuori casa non è un'impresa, come accadeva ai tempi, ma vincere come ha saputo fare la squadra campione d'Italia significa altro. Significa che da questa Champions la Juventus può trarre indicazioni anche per il campionato nostrano. Il quarto scudetto consecutivo e la qualificazione ai quarti sono indice di una maturità difficile da ritrovare nell'almanacco di casa nostra. Gli allenatori non parlano mai dei singoli ma su Tevez era stato detto e scritto che non fosse roba da Champions e soprattutto che pensasse soltanto a ritornare in Argentina. Meglio tacere. La sua fame agonistica è rabbiosa ed è vitamina per chi gli gioca accanto, soprattutto per Morata che, tecnicamente e tatticamente, ha cinque giri di vantaggio su Llorente. Il recupero di Barzagli è la chiave di volta per gli altri due difensori, Bonucci e Chiellini portati a far esplodere la loro forza piuttosto che ragionare sul tempo e sul luogo delle giocate avversarie. Barzagli è una roccia, decisivo nei blocchi sulle giocate aeree, è un difensore antico dello stampo di Tarcisio Burgnich, non è giovane ma non conta l'età, chi sa sa e chi non sa non saprà mai (Michel Platini dixit a Gianni Agnelli). Questa Juventus non ha ancora vinto nulla ma è come se avesse già vinto tutto, è venuta fuori dalle perplessità che da sempre l'accompagnano.

Merito di Massimiliano Allegri, dei suoi collaboratori, della dirigenza e merito dei calciatori. Antonio Conte allena la nazionale e anche questo è un successo bianconero, dopo Giovanni Ferrari, Zoff, Trapattoni, Lippi, Ancelotti. Stop al televoto.

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