Allegri e la «croce rossonera» È sempre un Milan incerottato

Allegri e la «croce rossonera» È sempre un Milan incerottato

MilanelloL'emergenza infortuni del Milan è diventata un caso clinico. Da affidare agli studi di qualche facoltà di medicina dello sport nelle prossime settimane: dalla fine di agosto 2011, Allegri e il suo staff non hanno mai avuto a disposizione la rosa al completo. Non solo, ma a causa dei ripetuti infortuni, delle ricadute puntuali e di qualche malanno extra-calcistico (Gattuso e Cassano per intendersi), Galliani ha dovuto provvedere a uno spogliatoio extra-large, reclutando 33 componenti con relativo peso finanziario sul bilancio. Nei pressi della Roma e a pochi giorni dallo svincolo impossibile di Champions col Barcellona, il Milan si è ritrovato addirittura con due soli attaccanti disponibili (per Robinho è ipotizzabile un recupero per mercoledì prossimo) per sorvolare sull’allarme difensivo suonato ieri a causa degli acciacchi lamentati da Thiago Silva e non ancora smaltiti. È fissato per questo pomeriggio un vertice operativo per rimettere in piedi il fuoriclasse brasiliano: senza di lui, con Nesta ancora in ritardo su una forma accettabile, Allegri sarebbe costretto a improvvisare la linea difensiva con Zambrotta e Mesbah sui lati, Bonera e Mexes al centro.
La sfida con la Juve ha lasciato i suoi segni sulle gambe dei più e anche sul fisico di qualche vecchio guerriero: Filippo Inzaghi è finito ko, Maxi Lopez ha dovuto ritirarsi dalla lotta proprio dopo aver riacceso i riflettori con il fantastico sigillo di martedì notte. Nel frattempo il caso infortuni ha assunto i contorni di una nuova rivoluzione intestina. Perché oltre al ritorno in auge di JP Meesserman, chiropratico di fama europea finito all'indice un paio di anni prima, con relativo cambio di medici addetti alla prima squadra (tre diversi negli ultimi tre anni, una rivoluzione per un club che da 26 anni non ha modificato il suo staff dirigenziale), la partenza di Pato per gli Usa alla ricerca di una convincente spiegazione dei suoi malanni muscolari, ha riaperto una vecchia ferita. «L’unico dato di fatto a disposizione è il seguente: Pato si è infortunato solo a San Siro», la riflessione di Allegri che ha voluto intendere la particolarità del caso, con spiegazioni che non sono atletiche o tecniche ma anche di altra natura. «In generale anche il fattore psicologico è molto importante in questi casi» ha aggiunto Allegri che solo su un punto ha difeso, a denti stretti, e senza risultare egualmente convincente, l'attaccante in pratica mai utilizzato durante la stagione.
«Pentito del mancato affare Pato-Tevez? Quando le decisioni sono prese, io non ho rimpianti», la risposta fatta apposta per non discutere l'intervento di Silvio Berlusconi sul mercato di gennaio. Pato era diretto a Parigi, Tevez a Carnago: sarebbe cambiata la vita di Psg, Milan e Manchester City in un colpo solo. Piuttosto è proprio un giudizio di Silvio Berlusconi (sul carico eccessivo di allenamenti) ad alimentare il dibattito e a mettere in discussione, dopo anni di fattiva collaborazione, anche il ruolo di Tognaccini, storico capo dei preparatori e co-autore del famoso laboratorio Milan-lab. «Nel colloquio di sabato scorso a Parma, il presidente non mi ha parlato di allenamenti pesanti. Lui è portato a proteggere i giocatori e a spingere per farli riposare» la risposta di Allegri segno che sull'argomento, a Milanello, si è discusso a lungo.


L'emergenza quotidiana non può diventare un alibi in vista della Roma e poi del primo quarto di finale di Champions: Boateng, riportato dopo due mesi in gruppo, dovrà partire dalla panchina insieme con Aquilani, destinato con Ambrosini a rimpolpare il centrocampo nel mercoledì di Champions. «Qui bisogna pensare solo alla Roma e a mantenere inalterato il vantaggio sulla Juve» ha insistito per tutto il giorno Allegri.

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