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Allegri e Galliani viaggiano separati

Il club convinto dell’obiettivo scudetto, l’allenatore insiste: "Milan da primi tre posti"

Allegri e Galliani viaggiano separati

Milanello È tutta colpa della bicicletta. E di qualche frase dal sen fuggita. Nella notte di giovedì, Adriano Galliani accoglie a Milano l'ultimo rinforzo, l'olandese De Jong, e rilancia subito. «A questo punto il signor Allegri non può più nascondersi, il Milan è competitivo per lo scudetto non solo per i primi tre posti». Qualche ora più tardi, Allegri, l'allenatore del Milan, si ritrova con i fucili puntati al petto. «Allora devi vincere lo scudetto, adesso...» gli fanno i cronisti a mò di provocazione e non solo. E lui, il livornese, con le telecamere in funzione, prima tiene al guinzaglio la lingua poi invece si scatena e finisce col prendersela con qualche cronista impertinente. La verità è che non può certo rispondere per le rime a Galliani e nemmeno sottostimare il piccolo sforzo sopportato dal club nel puntellare un gruppo che non è certo da primo posto e così si sfoga con i cronisti. Ma la mancata sintonia tra i due, Galliani e Allegri, è un ennesimo segnale inquietante. «É stato fatto un buon mercato, siamo in corsa per i primi tre posti, la Juventus resta la favorita. Con noi ci sono anche Inter, Napoli e Roma»: è questo lo scenario realistico disegnato da Allegri e non lo si può certo accusare d'essere uno che giochi a nascondino. Sono arrivati Niang, che ha solo 17 anni, Bojan che non è certo il primo Pato e De Jong che non è nemmeno il nuovo Rijkaard, la cifra tecnica è leggermente cresciuta ma non ha recuperato la distanza dal rivale più accreditato, la Juve. La società, invece, è convinta di aver dotato il livornese di una bicicletta fuoriserie: tocca al tecnico pedalare e presentarsi al traguardo puntuale, non in ritardo. Allegri su questo mantiene il punto: non è semplice far ripartire a razzo un Milan «smantellato», sono sue parole, «con 10 senatori in pensione più due fuoriclasse ceduti» per fare cassa nel quale c'è stato un massiccio inserimento di promettenti giovani talenti. «Piaccia o non piaccia si riparte da zero» è la sua stilettata a chi, la società naturalmente, non vuole accettare l'idea di una stagione di transizione. «Dobbiamo crescere velocemente» riconosce Allegri la difficoltà dell'impresa ma si tratta di una pia intenzione che deve fare i conti con i tempi calcistici. «Dirà il campo se non saremo all'altezza, nei primi due anni ho raggiunto uno scudetto, e ci credevano in pochi, anzi meno che pochi, un secondo posto e la supercoppa d'Italia» questo è il bilancio sbattuto sotto il naso di tutti. Come dire: quando ho avuto la bicicletta per pedalare, ho fatto centro. «L'anno scorso nel finale ho commesso degli errori» l'onesto riconoscimento.

Ma è sbagliato il clima di contrapposizione tra club e tecnico, può portare a far deragliare il Milan sin dalle prime curve. Così il Milan viaggia, in treno, verso Bologna. Tornano Ambrosini davanti alla difesa e Pazzini in attacco. Possono bastare a capovolgere il Milan?

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