Milano Berretto improponibile, occhiali da sole e cellulare incollato all'orecchio. Così Stefano Pioli nella sua prima giornata milanese da allenatore in pectore dell'Inter, un lunedì pomeriggio trascorso negli uffici degli avvocati del club, presenti il cfa Gardini e il corporate director Michael Williamson, per limare i dettagli del contratto da 1,5 milioni che lo legherà all'Inter fino al 2018. Per l'ufficialità manca solamente la rescissione del contratto che lega ancora l'allenatore di Parma alla Lazio: avverrà oggi con un blitz dello stesso Pioli a Roma. A ruota dovrebbe arrivare l'annuncio e con ogni probabilità Pioli domani potrà dirigere il suo primo allenamento con una manciata di giocatori, i pochi rimasti a casa dalle nazionali.
Il successore di De Boer si è presentato mascherato, ma ha pochi segreti sul campo. La base di partenza è il 4-3-3, quindi sarebbe all'insegna della continuità rispetto a quanto visto finora. Alla Lazio poteva però contare su un regista del calibro di Biglia che all'Inter non avrà e anche lui dovrà fare i conti con la grande lacuna nella rosa nerazzurra. Probabile allora che possa virare sul 4-2-3-1 con Medel e al suo fianco un giocatore più tecnico, Joao Mario. Banega trequartista per riaccendere l'attacco. Una corsia sarà per Candreva con il quale Pioli dovrà chiudere la questione della fascia di capitano negata ai tempi della Lazio che l'azzurro non ha mai digerito. Ma il passato lo metteranno entrambi da parte, si giocano tanto in questi mesi.
Si erano lasciati dopo la sconfitta contro la Roma, un pesante 4-1 che costò il posto a Pioli che passa direttamente da un derby all'altro. Dalla Capitale alla Madonnina. Torna in panchina contro il Milan come Mancini nella sua avventura nerazzurra bis. Stessa identica giornata di campionato, ma Pioli, che avrà Walter Samuel nello staff su sua richiesta, dovrà cambiare il risultato perché Mancio migliorò solo di una posizione la classifica ereditata da Mazzarri. Si parte dall'undicesima piazza, si deve entrare in Champions. Una delle sue qualità è quella di mettere i giocatori nelle condizioni di rendere al meglio. Lo stesso Joao Mario si è lamentato di giocare fuori ruolo; dovrà rilanciare il patrimonio Kondogbia, svelare il mistero Gabigol. Per fare qualche esempio. Definirlo normalizzatore significa esaltare una qualità che serve a questa Inter scottata dagli integralismi della gestione olandese.
E Massimo Moratti conferma: «Pioli è una scelta di buon senso, conosce il calcio italiano». L'ex presidente dell'Inter ammette che anche lui faceva casting ma «li vedevo per conto mio...». Ma soprattutto Moratti ribadisce il suo consiglio alla proprietà sulla lontananza dalla squadra, già espresso a più riprese, e settimana scorsa sottolineato anche da Marco Tronchetti Provera: «Abbiamo sempre chiesto a queste persone di essere più vicine possibili». Consiglio che ha trovato risposta poche ore dopo quando con un comunicato l'Inter ha ufficializzato «le dimissioni di Michael Bolingbroke» da amministratore delegato, e nello stesso tempo annunciato che il suo posto sarà preso dal quarantenne «Jun Liu, vice presidente di Suning Sports Group e già membro del Consiglio di Amministrazione nerazzurro». Incarico ad interim per avere il tempo di trovare un italiano per il ruolo. Ma soprattutto l'Inter ha spiegato che «la presenza a Milano di Liu garantirà una connessione ancora più stretta tra la Proprietà e il Club». Quindi il consigliere Moratti ascoltato, implicita ammissione che c'era una lacuna da colmare. Quello che non è riuscito a Erick Thohir, che di fatto senza più il suo ceo, Bolingbroke, è un presidente con una quota di minoranza destinato ad uscire di scena.
Perché Suning ha preso in mano la situazione. E dimostrato di non fare sconti a nessuno. Non solo a Bolingbroke, ma anche all'agente Kia Joorabchian e alle richieste di Marcelino. Vietato sbagliare, vale anche per il ds Ausilio al dg Gardini. Adesso tocca a Pioli.
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