Capolinea Giappone. Alonso va, Vettel viene. La Ferrari cambia un altro padrone. Dopo Montezemolo, Marchionne presidente; dopo lo spagnolo, il tedesco. Com'era previsto, com'era nelle cose, come si raccontava da tempo. Mancava la certezza definitiva del nome. Colpa dei recenti malumori di Hamilton in Mercedes che sulla carta lo avevano avvicinato a Maranello. Ma da mesi Mattiacci, il team principal della Rossa, stava facendo vedere ben altre carte a Sebastian. Convincendolo.
Dunque, sì, tutto deciso, salvo dettagli che nella pazza F1 possono sempre inguaiare cose. L'accordo c'è, su tre anni, una ventina di milioni a stagione, manca solo la firma del quattro volte campione del mondo. Serve tempo, presi come sono i suoi avvocati a sbrogliare matasse di cavilli contrattuali perché Seb deve liberarsi con un anno di anticipo dalla Red Bull. Poche settimane fa aveva detto: «Vincere è bello, farlo con la Ferrari è meglio».
Uno ha 27 anni e fugge dalla bibita, l'altro ne ha 33 e scappa dal Cavallino. Uno, Seb, ha privato il ferrarista e la Rossa di due titoli e forse adesso viene a restituirli. L'altro, Nando, pensa solo a come uscire da Maranello senza pagare dazio e a come diavolo approdare in fretta alla McLaren-Honda. Anche la voce di questi giorni su un suo possibile sabbatico di un anno è follia pura. Avrebbe senso solo se Fernando avesse in tasca un contratto dal 2016 con la Mercedes. La destinazione più probabile resta però il team anglo-giapponese e infatti ripete: «So già cosa farò».
Fine della storia. D'altra parte, l'amore per la Rossa era svanito da tempo, da più di un anno, da quando Fernando aveva detto, a Budapest, nel 2013, «per il compleanno vorrei in regalo la Red Bull». Da quando, poco dopo, aveva urlato via radio al muretto «certo che siete proprio degli scemi...». Scene da un matrimonio infelice lungo 5 anni e 2 due mondiali persi all'ultimo proprio contro Vettel, nel 2010 e 2012. Un rapporto su cui è poi calato il grande gelo. Prima con Domenicali che aveva richiamato apposta Raikkonen per stoppare l'invadenza dell'iberico, poi, di più, con l'arrivo di Mattiacci nel ruolo di team principal. Il nuovo capo ha capito che la Rossa era disastrata e ha pianificato sul lungo periodo: tre anni per tornare al top. Per Fernando troppi, e infatti ha chiesto di poter indicare tecnici graditi e soldi, molti, una decina di milioni in più rispetto all'attuale contratto di 24 l'anno. Niente da fare. E infatti, anche in questi giorni, a Suzuka, tensione a mille fra lo spagnolo e Mattiacci.
La Ferrari dice «nessun annuncio», però arriverà a breve, più facile appena insediato Marchionne al vertice della Rossa, il 13 ottobre. La logica dice questo, poi vien da sé che il Circus dei motori è per l'appunto un circo e tutto può accadere.
In questa vicenda, in questo sceneggiato infinito giunto ai titoli di coda, una sola, incontestabile, certezza: gli attori sono tre sconfitti: la Ferrari che da cinque anni non riesce a mettere in pista un'auto da mondiale; Alonso che voleva fare lo Schumi e ha fatto solo il gran pilota però mai l'uomo squadra; e infine Vettel, un quattro volte di fila campione del mondo umiliato e costretto a emigrare da un giovane di nome Ricciardo che ride sempre, pigia sull'acceleratore e anche la Ferrari aveva provato a corteggiare. Inutilmente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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