Alonso ora ha la Ferrari che voleva

Nostro inviato a Spa-Francorchamps
Adesso ha la Ferrari che chiedeva in regalo. Adesso l'unico rischio è che Fernando Alonso pensi che urlando e puntando i piedi e facendo trapelare i suoi malumori dalle segrete stanze della chiesa maranelliana, la macchina migliori sempre più. Perché i fatti e la sequenza temporale potrebbero trarlo in inganno e spingerlo a ripetere certe esternazioni. Lo spagnolo, dopo i tonfi del Nurburgring e di Budapest, aveva infatti tirato giù di tutto e di più e Montezemolo si era incavolato e Domenicali anche e la squadra pure e la tensione era salita a mille e sabato, se non dei separati in casa, Ferdi e la Rossa parevano marito e moglie col broncio. Grande broncio. Colpa del testacoda di Ferdi che aveva vanificato una prima fila certa e forse una pole; colpa delle sue spiegazioni che contraddicevano la Rossa, tirando in ballo la poca benzina «per cui non avrei comunque potuto fare quel giro in più…». Fatto sta, adesso bisogna solo augurarsi, per il bene del popolo di rosso vestito, che lui e lei ritrovino grazie a questo secondo posto, grazie a questa gara magistrale del pilota, a questa F138 che pare resuscitata, ritrovino la serenità necessaria per remare in armonia. Ma niente più malumori in mostra, please.
Anche perché da remare c'è parecchio. La vittoria di Seb Vettel nel giorno in cui ha superato i 2000 giri in testa conquistando la vittoria numero 5 dell'anno, la 31 in carriera, allungando di altri sette punti sull'asturiano che diventano 46 da recuperare in classifica non permettono divagazioni e sperpero di risorse ed energie. Forse anche per questo nel dopo gara, ripensando a questo turbolento ultimo mese e ai botta e risposta fra pilota e azienda nel senso del presidente Montezemolo, un Domenicali visibilmente rinfrancato dirà: «Noi dobbiamo solo guardarci dentro, gli obiettivi sono chiari alla gente Ferrari, e per gente intendo tutti, proprio tutti, dai manager ai tecnici ai piloti… Qui ognuno sa quali sono le regole della Ferrari». Punto. Ma non a capo. Perché ora bisogna proseguire su questo binario, senza ulteriori malumori e svarioni tecnici. «È un risultato molto importante per tutti noi – sottolinea – perché arrivavamo da un luglio molto brutto, e ora servono altri passi in avanti, è quello che pretendo dai miei uomini perché possiamo battere la Red Bull, ma per farlo dobbiamo superarli tecnicamente o essere comunque lì a giocarcela e a cogliere le opportunità».
Già, le opportunità. E inevitabilmente si torna a parlare di quella persa sabato, del testacoda senza il quale forse e probabilmente Alonso sarebbe stato in prima fila. Ed è a questo punto che si avverte palpabile la tensione. È chiaro che Domenicali avrebbe voglia di dire – e in parte lo fa - che senza tante macchine davanti avrebbero lottato con Vettel, «ci sarebbe piaciuto stare davanti alla Red Bull, ma non è stato possibile perché loro sono più veloci e perché partendo da così lontano era difficile…», però poi a domanda articolata ha risposto «avremmo lottato… ma poi avrebbero vinto loro».


La resurrezione belga va in archivio così. Con un sospiro di sollievo ferrarista e il solito urletto di Sebastian Vettel. Ha quasi due Gp di vantaggio su Alonso. Per gentilezza lui dice che il mondiale non è chiuso. Per gentilezza.

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