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Alonso-Rossa, belli e impotenti Vettel umilia l'intera Formula 1

Nando 2°. Lui e la Ferrari danno tutto ma sono lontani mezzo minuto. Sebastian a più 60 punti

Alonso-Rossa, belli e impotenti Vettel umilia l'intera Formula 1

Il pensiero lontano corre a un certo Senna che in sella a una McLaren e a cavallo dei Novanta era solito pronti e via chiudere le gare e tramortire rivali con ritmi infuocati. Il pensiero vicino si tinge di rossa nostalgia, corre a Magny Cours 2004 quando Schumi e Baldisserri e Brawn e Todt s'inventarono la vittoria con quattro pit stop e Schumi s'indiavolò in pista con ritmi extraterrestri. Il pensiero rimbalza stordito fra i ricordi alla ricerca delle certezze che non ci sono più. Perché Vettel e la sua Red Bull, non quella di Webber abbrustolita all'ultimo giro, sono marziani che con il mondiale terrestre ci giocano e quasi sfottono «non prendetevela con me se le gare sono noiose...». Un dominio, il loro, confermato dal Grand chelem, che non è un calippo o mottarello ma la prova di una superiorità imbarazzante e cioè pole, giro veloce, sempre in testa e vittoria. Successo numero 7 dell'anno per Seb, 60 punti di vantaggio sul secondo in classifica Alonso, minimo un secondo al giro rifilato ai rivali, spesso e volentieri due e rotti, talvolta tre secondi ad annichilire tutti e far sembrare la Ferrari una Ferrarina e Alonso un impotente Alonsone perché lontani mezzo minuto. Nonostante la partenza da urlo dello spagnolo, da settimo a terzo in un respiro, e nonostante la safety car che al giro 25, per gentile concessione di Ricciardo contro le barriere, aveva riazzerato i distacchi.

Parliamone. Perché il dilemma c'è e si vede. Quanto è meritevole la Red Bull nel senso di mago Adrian Newey, e quanto colpevole la Ferrari nel senso di gallerie del vento che non funzionano mai a dovere o di tecnici che con il mago inglese hanno in comune solo il titolo d'ingegnere, ma niente genialità? Perché a furia di criticare la Ferrari e Domenicali che la gestisce e Montezemolo che gliela fa gestire e Alonso che si fa gestire da loro e Massa che si fa gestire da Alonso, a furia di far questo forse abbiamo perso di vista che mestamente, semplicemente non gliela fanno. Punto. Come Gatlin contro Bolt, come il Federer di oggi contro il Nadal di oggi. Non perché siano schiappe, ma perché l'altro è puramente, innegabilmente più forte. Nel tennis come nell'atletica è questione di fibre muscolari e allenamento, talvolta di doping. In F1, tenendo come punto fermo che Alonso vale Vettel però Vettel - si legga in qualifica - vale qualcosina di più, allora è questione di tecnici. Il migliore è Newey col proprio staff, tutti gli altri inseguono. Punto. Senza scordare una cosetta, visto che prima si accennava al doping. Non sotto forma di epo, ma c'è stato pure quello. Ovvero il cambio in corsa della struttura delle gomme. La Ferrari non ne parla più di tanto, ovviamente, perché saprebbe di scusa e di potenziali tensioni con Pirelli. Ma va detto. La Rossa si è persa soprattutto dopo il ritorno, per motivi di sicurezza, a pneumatici con struttura 2012 (acciaio), fra l'altro molto graditi alla Red Bull.

Dato a Cesare quel che è di Cesare, questa è la situazione. Non gliela fanno. Alonso è partito da urlo, all'esterno, quattro posti pirlando i Grosjean e i Webber e gli Hamilton e i Massa, dannandosi poi come un matto tutta la gara, mentre Vettel rifilava a lui e al mondo 1-2-3 secondi al giro. Quindi pit stop maranelliano attento, quindi la safety car causata da Ricciardo e il pericolo intelligente corso perché «il secondo posto è per noi una vittoria e valeva la pena prendere quel rischio cambiando gomme in regime di safety e rimanendo fuori fino alla fine... Non abbiamo nulla da perdere» dirà Fernando. Gara perfetta dunque. Splendida e perfetta manifestazione di impotenza, però. E «onore al vincitore, bravo Vettel, ma purtroppo si è rotto il Toro sbagliato» aggiungerà Domenicali riferendosi al ritiro di Webber all'ultimo giro (ammonito con Alonso che gli ha dato un passaggio). «Visti i problemi avuti venerdì e sabato, noi siamo sempre lì. Magari la prossima volta i guai non li avrà Webber...». Sa di disco rotto.

Ma che altro potrebbe dire? Forse che l'ex neo ferrarista Raikkonen a podio con il mal di schiena un po' li ha rincuorati.

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