Gigio il rigoroso

Altra impresa inglese di Donnarumma: nessuno come lui decisivo ai penalty. A Wembley regalò all'Italia l'Europeo, ad Anfield ha salvato il PSG. E zittito i critici

Gigio il rigoroso
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Là era Wembley, qua Anfield, ma guai a dire che Gigio Donnarumma ce l'ha proprio con gli inglesi. Lui i rigori li pare ovunque e un po' a tutti. Ancora minorenne, fermò Dybala, allora juventino, nella finale di Doha, firmando il primo dei suoi già molti trofei, nonché l'ultimo del Milan di Berlusconi. Quasi una sentenza: 7 volte le sue squadre sono arrivate al barrage dei calci di rigore e 6 volte hanno vinto grazie a lui (giusto la sconfitta col Nizza, in un ottavo di Coppa di Francia, a macchiare la statistica).

L'Europeo in azzurro il trionfo più prestigioso, l'ottavo di Champions contro il Liverpool il più recente. E tra Milan, PSG e Nazionale ha parato 14 rigori sui 53 che gli hanno calciato contro durante le partite, media del 26%, cioè più di 1 ogni 4. Doti naturali, istinto, classe, ma anche studio attento degli avversari. Da lì persino la necessità di rientrare negli spogliatoi di Anfield dopo i supplementari, per un ripasso del lavoro preparato col suo allenatore.

Nella carriera e nella vita di Donnarumma, 26 anni, una compagna presto sposa (Alessia) e un figlio nato a settembre (Leo), c'è molto oltre l'aridità dei numeri, che però illustrano come niente altro la sua carriera: domenica gioca la 100esima partita in Ligue 1, dopo averne fatte 215 in Serie A (e 251 col Milan). Con l'Italia, di cui è capitano da 3 stagioni, è già a quota 70. La 71esima sarà contro la Germania, giovedì prossimo a San Siro, dove torna per la quarta volta dacché nell'estate del 2021 ha lasciato il Milan per Parigi, sappiamo come. E sappiamo anche come sempre è stato accolto nel «suo» stadio. Vedremo giovedì se sarà già il tempo dell'indifferenza o se è ancora quello dei fischi e degli insulti, anche perché nel frattempo forse i tifosi rossoneri un po' di nostalgia l'hanno maturata, soprattutto alla luce delle ultime stagioni di Maignan.

Eroe per sempre, eroe per tutti. Adesso anche per Luis Enrique, che dopo il primo anno giocato insieme, non è che fosse granché contento del suo portiere da 12 milioni netti all'anno. Così la scorsa estate ha chiesto al PSG di comprargli un russo talentuoso, Matteo Savanov, nato guarda il caso lo stresso giorno di Gigione, il 25 febbraio del 1999. Pare che con i piedi, Savanov sia molto più bravo di Donnarumma e nei pensieri dell'ex ct spagnolo c'era quello di alternarli per un po' e poi scegliere chi designare titolare (il russo titolare all'esordio stagionale in Champions), alla fine non è andata così perché per fortuna per il momento un portiere deve ancora essere bravo soprattutto con le mani. Ad Anfield, poi, Donnarumma ha fra l'altro «risarcito» Luis Enrique dell'eliminazione rifilata in semifinale all'Europeo alla sua Spagna, ovviamente ai calci di rigore (Dani Olmo, alto; Morata, parato; col ct che si dimise dopo la partita).

A volte tutto torna. Difficilmente però Donnarumma tornerà in Italia la prossima estate.

Approfittando che a un anno e mezzo dalla scadenza (appunto, un anno e mezzo) ancora nessuna proposta di rinnovo è arrivata al clan Raiola, che ancora continua a gestire il giocatore, qualcuno l'ha sparata grossa e ha ipotizzato che l'Inter potrebbe pensare a lui per il dopo Sommer (e Martinez da 15 milioni?). Quella proposta però presto arriverà: la notte di Anfield, se già non bastasse l'ingaggio a doppia cifra, ha allontanato ancora di più Donnarumma dalle fantasie italiane.

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