Un altro gol fantasma per un Milan fantasma

Rete regolare annullata a Ibra, ma la squadra è sgonfia. Un solo punto tra Fiorentina e Bologna: segno del declino

Un altro gol fantasma per un Milan fantasma

Il riposo fa male al Milan. Invece di presentarsi al cospetto del Bologna con le pile cariche, denuncia uno stato fisico e mentale precario che fa intuire subito il peggio a dispetto dei recuperi di alcuni esponenti di prima fila, tipo Abate per esempio in difesa, tipo Van Bommel a centrocampo. A parole il Mi­lan continua a dare battaglia alla Juve, con i fatti non fa altro che spianargli la strada verso lo scudetto. E nel corso del­le sfide a San Siro, diventata una trap­pola infernale. E adesso nemmeno il fa­mos­o gol fantasma di Muntari può rap­presentare un consistente alibi o una macchia sul vestito tricolore.

Già a metà della prima frazione l'in­credibile amnesia di Van Bommel, che pasticcia con una palla innocua tra i piedi, spalanca a Diamanti e Ramirez la strada del gol: è un giochino da ragaz­zi p­er i due talenti di casa Morandi orga­nizzare il contropiede corto e infilare Abbiati con una rasoiata sotto il costa­to.

Un altro Milan, persino quello am­maccato di Udine, privo di Ibra addirit­tura, avrebbe saputo e potuto guada­gnarsi una faticosa ma indispensabile rimonta per inseguire ancora la Juve. E invece solo la zampata conclusiva di Ibrahimovic, alla fine del tempo rego­lamentare, rimette in pari il risultato dopo uno sciagurato errore di mira di Mudingay (mancato lo 0 a 2), senza provocare alcun effetto virtuoso sulla classifica. Un punto solo, una miseria di fatturato, ricavato nelle ultime due sfide domestiche contro Fiorentina e Bologna, rivali non proprio irresistibi­li, è il deficit più evidente tradito dal Mi­lan che può ancora una volta protesta­re per il gol, buono, anzi buonissimo, tolto a Ibrahimovic nella ripresa (deli­zioso assist di Cassano, pallonetto su Agliardi in uscita, palla rinviata fuori da Cherubin quando si ritrova oltre il solco bianco). L'assistente Alessandro­ni, un disastro di uno, non azzecca una segnalazione in tutto il pomeriggio e s'inventa nella circostanza un fuorigio­co inesistente: questo è l'errore più gra­ve che grava sul risultato e anche sulla classifica, visto che matura 13 minuti dopo l'inizio della seconda frazione. Basta prendere nota del silenzio di Gal­liani per cogliere lo stato d'animo dello staff dirigenziale del club berlusconia­no. Allegri sorvola per risultare coeren­te con le punture di spillo rivolte a Con­te e alla Juve.

Pasticcione e abulico il Milan del pri­mo tempo, sgonfio anche Ibrahimo­vic, autore di un errore a porta spalan­cata e senza rivali nei dintorni, sinistro sbilenco. Non funziona quasi niente nella squadra di Allegri: né il gioco, sin­copato, né lo spunto del singolo arti­sta. Anzi s'impappinano i suoi espo­nenti di maggiore esperienza e valore tecnico: Van Bommel il primo da met­tere dietro la­lavagna per tacere del con­tributo ridotto a zero di Robinho e See­dorf, gli altri due dotati di classe. Più motivato il Milan della seconda frazio­ne, miglioramento netto e inconfondi­bile coinciso, non a caso, con l'arrivo di Antonio Cassano sul prato. Mezz'ora e passa giocata alla grande, Prandelli può cominciare a stampare la figurina del barese per l'europeo. Suo il lancio per Ibra seguito dal gol (e dal fischio) tolto da Alessandroni, suoi gli altri spunti di maggiore efficacia, suo il tas­so maggiore di pericolosità a dispetto di uno smalto non proprio perfetto.

Il Bologna trema solo quando Cassa­no entra nel vivo del gioco. La confer­ma di un Milan fuori sintonia è nell'epi­sodio accaduto a dieci minuti abbon­danti dalla sirena: espulso (seconda ammonizione) Bonera, squadra ridot­ta in dieci eppure in grado comunque di tenere sotto pressione il Bologna.

A quel punto, traballa la solida difesa or­ganizzata da Pioli e rischia, durante il recupero, di subire persino il 2 a 1, in­giusto e immeritato da parte di Ro­binho, colpo di testa che sfiora il palo di Agliardi. In dieci uomini, il Milan rie­sce in quel che fallisce a ranghi comple­ti. Anche questo è il sintomo di una in­g­iustificata involuzione rossonera.

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