Un altro SuperG amaro per gli azzurri. Anche Paris e Fill lontani dal podio

Vince Guay, miracolato a Garmisch. Gli italiani 9° e 11°: "Niente processi"

Un altro SuperG  amaro per gli azzurri. Anche Paris e Fill lontani dal podio

St.Moritz - C'è chi comincia già a vedere i fantasmi del passato. Chi, al di qua della transenna, ha già dato il via ai processi. Ehi, calma, siamo solo alla seconda gara! Ok, i risultati in coppa del mondo autorizzavano all'ottimismo, i due superG erano fra le migliori carte da giocare per la squadra italiana, ma non è davvero il caso di fare drammi. Due gare, zero medaglie, non fa piacere a nessuno, ma che altro fare se non voltare pagina e guardare avanti? Peter Fill perde per un attimo la sua proverbiale calma quando qualcuno gli parla di delusione: «Ci vuole equilibrio nella vita, anche nello sport. Non esaltarsi troppo quando le cose vanno bene, non buttarsi giù quando vanno male. Non mi aspettavo la medaglia dal superG, chiaro che si parte sempre per dare il massimo, ma se poi non si riesce pace, non buttateci giù!».

Peter ha chiuso all'11° posto, poco dietro Dominik Paris, nono, che può avere qualche rimpianto in più e lo spiega come sempre a modo suo, con poche parole: «Ci ho provato, ho rischiato, sapevo di poter fare medaglia con una prova senza errori, è andata male, peccato». Fine del sogno, almeno per ora. La prossima gara sarà la combinata femminile di domani, speranze di podio appese agli sci di Sofia Goggia, terza nell'unica gara di coppa fatta in stagione. Ieri Sofia appariva ancora provata dalla delusione patita martedì e nella prova di discesa non ha brillato (14° tempo), cercando soprattutto di prendere le misure a questa pista su cui sembra trovarsi a meraviglia Ilka Stuhec, nettamente prima ieri, e su cui vanno forte le svizzere, che la conoscono meglio di tutte le rivali.

Non c'è da scherzare sui dossi che su questa montagna si susseguono a ritmo serrato: ieri a cadere fra le donne è stata l'austriaca Miriam Puchner (si è rotta una tibia, già operata ieri), mentre nel superG maschile le cadute non si sono contate, specialmente fra gli atleti meno bravi. Già martedì, in prova, era finita malissimo l'avventura del kazako Khuber, che sull'ultimo salto era atterrato male riportando lesioni al collo. Le sue condizioni ieri si sono aggravate, ma il rischio di paralisi sembra scongiurato. Sempre restando alle cattive notizie, ci sono aggiornamenti sulla salute di Valentin Giraud Moine, caduto a Garmisch lo scorso 27 gennaio lussandosi entrambe le ginocchia. Più nulla era trapelato sul suo stato di salute, ieri abbiamo però saputo che il discesista francese ha rischiato di perdere le gambe per problemi vascolari. Pericolo scampato, Valentin ha subito qualche giorno fa un intervento di ricostruzione dei legamenti e dei tendini distrutti di una gamba, nei prossimi giorni si passerà all'altra. Tornerà a camminare, ma di sicuro la sua carriera è finita con il secondo posto nella discesa della Streif alle spalle di Paris.

Ma e le buone notizie quando? Eccole, ci siamo, senza dimenticare che il confine fra gioia e dolore è sempre molto labile nel mondo dello sci, come giustamente ha ricordato il fresco campione del mondo di superG Erik Guay, proprio a Garmisch salvato dall'airbag dopo una caduta impressionante. Ieri il trentacinquenne canadese ha rasentato la perfezione e battuto Kjetil Jansrud dopo una gara appassionante e ricca di sorprese.

La più grande è stata la medaglia di bronzo di Manuel Osborne-Paradis, canadese come Guay, che ha soffiato per 3/100 il podio all'altro norvegese Kilde, avvistato in zona traguardo ore dopo la fine della gara con ancora la bocca spalancata per lo choc.

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