Le americane erano sicure dell'oro ma il party è stato della Fraser

Hanno cominciato con un 2-1, o meglio 1-0 se guardiamo alle medaglie d'oro. Donne o uomini sempre Giamaica-Usa e poco altro. Ma stavolta gli americani pensavano di rimettere a posto il mondo, anzi le sue gerarchie. L'un–due-tre da podio subìto dalle donne a Pechino, le sconfitte ad Atene e Sidney parevano abbastanza lontani per aver concluso l'espiazione. Maurice Greene l'aveva detto senza timore. «Con gli uomini non so, ma con le donne facciamo tre ori». Il primo è già volato. L'eterna sfida infernale della velocità è finita ancora in mano alle ragazze giamaicane. Anzi alla stessa ragazza. Shelly Ann Fraser stavolta pareva l'outsider tra Veronica Campbell, e Carmelita Jeter. Come l'altra volta a Pechino. La conosceva a malapena il fruttivendolo, era una studentessa universitaria, una lottatrice della vita scappata dai ghetti violenti di Kingston. Diventò qualcuno facendo fuori, ai Trials, Veronica Campbell che era la campionessa del mondo in carica, eppoi vincendo l'oro ai Giochi. L'altra sera Shelly Ann è sbucata dal testa a testa fra le altre due come un topolino dispettoso. Ed ha piazzato la finale più veloce della storia (10”75) dopo quella della divina-misteriosa Flo Jo Griffith Joyner a Seul '88 (10”62).
Secondo titolo olimpico a soli 25 anni, come capitò a Gail Devers e Wyoma Turs che stanno sulla sponda americana. La storia va a pescare i suoi protagonisti cercando di raccontare qualcosa di più di una corsa. Lo stadio olimpico è stato stregato e folgorato da due gare bellissime che rappresentano gli estremi dell'atletica: i 100 femminili e i 10mila maschili. Cento superveloci, diecimila supertattici nella guerra tra l'Africa unita contro e Mo Farah, l'inglese-somalo, scappato da Mogadiscio a 8 anni, scoperto e allevato in Inghilterra per diventare un campione, e il suo compagno d'allenamento l'americano Galen Rupp, poi arrivato secondo. Entrambi allenati da Alberto Salazar, antico fondista Usa, hanno messo piede nella storia. Gli inglesi attendevano da 116 anni un oro nei 10mila. I diecimila sono lunghissimi anche per chi guarda, ma l'alta tensione e la straordinaria volata finale di Mo hanno assorbito l'attenzione come una gara dei 100.
Mo contro gli africani, Shelly Ann Fraser contro l'America. Ci saranno altre volte. Ma questa per i giamaicani è speciale.

Lo ha ricordato la Fraser: «Per me è stato straordinariamente eccitante: 50 anni fa abbiamo conquistato l'indipendenza dall'Inghilterra e ora siamo in Inghilterra e abbiamo vinto la nostra prima medaglia». E non è finita.
RiSi

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