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Ancelotti ritrova la Juve dei dispetti: "Io e lei, mai amati"

Tempestoso il suo passato bianconero. "Però in quei due anni sono cresciuto, sorpreso di trovarli in semifinale, ma è sfida alla pari". Problemi per Ronaldo

Ancelotti ritrova la Juve dei dispetti: "Io e lei, mai amati"

Per uno che ha vinto ovunque tranne in una città, tranne con una squadra è stato inevitabile scrivere nell'immancabile autobiografia: «A Torino non mi sono mai sentito a casa. La Juventus era una squadra che non avevo mai amato e che probabilmente mai amerò». Parole di Carlo Ancelotti che stasera si presenta al cospetto dei bianconeri. L'allenatore ha corretto il tiro ieri in conferenza stampa: «Mi sono trovato bene con una parte della tifoseria bianconera, sono stati due anni che mi hanno aiutato a crescere». Comunque per l'allenatore di Reggiolo non sono state facili le stagioni all'ombra della Mole, mai accettato dall'ala dura del tifo bianconero, perennemente osteggiato per via di quel suo passato tra Roma e Milan. Eppure senza Collina e il diluvio di Perugia, la storia sarebbe potuta andare diversamente. Come successo al suo rivale di stasera, quel Massimiliano Allegri, sbarcato a Torino tra scetticismo, insulti e uova, fresco campione d'Italia al primo colpo sulla panchina bianconera.

Invece Carletto per iniziare ad alzare trofei, esclusa la Coppa Intertoto con i bianconeri, ha dovuto andare altrove, o meglio tornare a casa, al Milan. Poi ha vinto ovunque, in Inghilterra con il Chelsea, a Parigi con il Psg e adesso in Spagna. E la prima gioia in panchina è stata la Champions vinta con i rossoneri a Manchester proprio contro la Signora. Dodici anni dopo si ritrova a giocare l'accesso alla finale della Coppa Campioni contro i bianconeri, che allora al penultimo atto eliminarono proprio il Real Madrid. E Torino è un tabù sia per Ancelotti che per le Merengues. L'allenatore ci ha vinto solo una volta, nell'anno dell'unico scudetto conquistato con il Milan, lo stesso vale per i campioni d'Europa in carica che da queste parti non fanno bottino pieno addirittura dal 1962. L'ultima volta, l'anno scorso nel girone eliminatorio, finì 2-2 poi alla fine Ancelotti alzò la sua terza Coppa Campioni. Adesso vuole diventare il primo allenatore a calare il poker, di mezzo c'è quella Signora con la quale non è mai stato amore reciproco.

Ritroverà quell'Andrea Pirlo, che lo ha appena definito un “secondo padre”, al quale cambiò ruolo. E poi quell'Alvaro Morata che non ha esitato a dare alla Juventus la scorsa estate. Ancelotti snobba un po' il grande ex della sfida: «Non è importante solo lui, ma guardo a tutta la squadra bianconera». Così, senza nemmeno alzare il celebre sopracciglio. Gigioneggia sulla tattica dopo che nei giorni scorsi aveva detto: «Possono bastare due pareggi». Dice che andrà all'attacco per «dimostrare le nostre qualità» e assicura che Bale «sta bene» e Cristiano Ronaldo è al «cento per cento». Poi però si apprende che Ronaldo durante la rifinitura ha acusato dolori alla schiena. Senza Benzema e Modric tiene in caldo il Chicharito Hernandez che gli ha fatto vincere il primo derby stagionale con l'Atletico, il più importante nei quarti e intanto pensa seriamente di riproporre Sergio Ramos a centrocampo perché poi alla fine «bisogna difendere molto bene». E pur di tornare in finale e andare a caccia di un bis storico, l'ultimo a riuscirci fu il Milan con Sacchi in panchina e proprio Ancelotti in campo, è pronto a italianizzare il Real Madrid. Anche se non ci crede nessuno, nemmeno lui che spesso in questa stagione è finito nel mirino dei tifosi e di Florentino Perez. Non gli sono bastati quattro trofei e la “decima” al primo anno con i blancos, per farsi perdonare dal Bernabeu qualche passo falso. E allora la filosofia è sempre la stessa: «L'importante è giocare meglio possibile». Fondamentale contro una Juve che ha appena vinto lo scudetto; «Ha esperienza e giocatori di altissima qualità».

Non nasconde che ritrovarsi i bianconeri tra le prime quattro d'Europa lo ha sorpreso, ma chiude con una certezza: «Sarà una sfida alla pari».

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