Ancelotti sconta le colpe del sarrismo

L'Europa League ultima occasione per passare da giocolieri a vincenti

Ancelotti sconta le colpe del sarrismo

Il mondo è grigio, il mondo è blu: lo dice anche la maglia del Napoli. Pare che quel colorino grigio sdrucito, indossato contro l'Empoli, non porti bene alle fortune partenopee: fece già danni contro la Sampdoria, oltre sette mesi fa, e fu messo da parte. Siamo già a due indizi, manca solo il terzo per farne una prova ma, conoscendo le scaramantiche abitudini di Napoli contro tutti, difficilmente ci sarà una riprova. Se bastasse tanto, il pallone avrebbe già risolto metà dei suoi misteri.

Qui, invece, non siamo al mistero ma alla caduta di un imperatore: in tanti avrebbero voluto vedere Carlo Ancelotti, a cavallo del suo azzurro destriero, disarcionare la zebrata signora e insegnare a Napoli come si fa a tornare a vincere. Maurizio Sarri ci aveva provato, poi è mancato il botto finale. Ancelotti è stato chiamato per dissipare dubbi, spiegare che il calcio non è solo un ottuso insegnar schemi e guai a chi sgarra! Non ce l'ha fatta. Anzi, è sull'orlo di una sconfitta personale.

Ma le colpe vanno divise: Sarri e il sarrismo , detto con un sorriso, fanno ancora danni. Questa squadra è rimasta un bel gruppo da attrazione del luna park, da circo equestre o Harlem Globe trotters, cioè gente che gioca bene, diverte e dice: la vita bella. Se poi vinciamo, meglio. Basta un nonnulla per veder riaffiorare il peccato originale: mancanza di cattiveria e determinazione, difesa molliccia, attaccanti che calciano in porta senza un devastante istinto da killer. Sarri, alla lunga, ha capito che conta vincere, i suoi ex giocatori sono ancora annebbiati: l'idea sarriana non è mai uscita dalla testa, non ha smesso di renderli felici esecutori del nulla. Ancelotti non è ancora riuscito a renderli feroci demolitori. Insigne, per una parte di campionato piroettava che era un piacere, poi è tornato un cavallino da parata.

Ad oggi la squadra ha raccolto 11 punti in meno di quella sarriana. A metà campionato i punti in meno erano 4. I gol subiti dicono qualcosa: a 8 giornate dalla fine sono 26 contro i 29 dell'intero campionato scorso. Le reti segnate ancora in linea: 57 contro le 77 totali del 2017-2018. Che dire? Ancelotti non ci ha preso con la difesa: troppe sbadataggini, talvolta si aprono voragini. Buon che c'è Milik in attacco, Mertens è ondivago, i nuovi acquisti non tutti azzeccati. Questo Napoli era, in partenza, inferiore a quello dell'anno scorso.

Ancelotti ha dimostrato che la mano di un tecnico non basta. Magari può aiutare la sua mentalità: e allora l'Arsenal e l'Europa league diranno se, prima o poi, il Napoli si sbarazzerà del sarrismo e diventerà ancelottiano.

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