Grandi allenatori, top club, aspettative massime. Una regola che nel calcio moderno, dove il divario tra le prime e il resto è sempre più marcato, porta a considerare tutto ciò che non sia Champions League un semplice contorno. Specialmente in campionati come Bundesliga dove il re è uno solo, e infatti stasera il Bayern Monaco a Madrid si giocherà la stagione. Poco importa che abbia già in tasca il campionato e sia in semifinale di Coppa di Germania; Ancelotti, come il suo predecessore Guardiola, è stato chiamato dalla dirigenza bavarese per vincere la Champions, ma rischia di fare peggio del catalano, eliminato per tre edizioni consecutive in semifinale. L'1-1 dell'andata lascia aperta ogni possibilità, ma i soli 3 tiri in porta effettuati dal Bayern all'andata, e la completa apnea dopo l'espulsione di Javi Martinez (simbolo di una scarsa abitudine a subire il gioco degli avversari, cosa che in Bundesliga in effetti non avviene quasi mai) alzano ulteriormente la pressione attorno a una squadra già criticata nel corso della stagione per scarsa identità.
Accuse che colpiscono anche Ancelotti, a cui viene imputata la gestione troppo soft dei suoi campioni.
In più, al Bernabeu avrà una difesa da reinventare, con Javi Martinez squalificato e Jerome Boateng al rientro dopo un lungo infortunio, mentre in avanti al centro dell'attacco ci sarà Lewandowski e non più Thomas Muller in qualità di falso nove. Lo scadente rendimento stagionale del nazionale tedesco è un'altra spina con la quale deve fare i conti il tecnico italiano, che al Bernabeu si gioca quasi l'intera stagione. In un top club funziona così.
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