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Ancelotti: "Sorry, sono stanco" E ora il Milan punta Mihajlovic

La telefonata con Galliani: "Non me la sento proprio". E in serata arriva il suo tweet: «Dura dire no a chi vuoi bene». E adesso occhi su Sinisa, Brocchi, ma anche Conte

Ancelotti: "Sorry, sono stanco"  E ora il Milan punta Mihajlovic

Ancelotti ha detto no. Di primo mattino (per il diverso fuso orario), ha chiamato al telefono Adriano Galliani e gli ha comunicato la sua decisione. «Non me la sento, non me la sento, non me la sento»: lo stesso concetto ripetuto tre volte per spiegare al Milan e ai milanisti il motivo autentico della sua rinuncia, già trapelata nelle prime ore di ieri attraverso il pessimismo dello stesso Galliani, e il malinconico riserbo dello staff di Carletto rientrato in Italia. In serata è arrivato anche il suo tweet: «Ringrazio il Milan per l'interesse. È difficile dire di no a un club a cui voglio tanto bene. Devo riposare. Vi auguro il meglio».

Ancelotti ha detto no e ha tenuto fermo il suo proposito confidato a il Giornale subito dopo l'esonero deciso dal Real Madrid. Ancelotti ha detto no per un motivo soprattutto: per la stanchezza denunciata dopo due anni vissuti a mille all'ora dentro la centrifuga del Real. «Sono stati due anni duri, molto duri» fu la sua spiegazione. E la questione, che pure esiste, dell'intervento chirurgico alla cervicale per eliminare la stenosi che gli ha procurato un formicolio alle mani, è stato il paravento psicologico dietro il quale Carlo si è riparato dinanzi al pressing feroce di Adriano Galliani che lo ha raggiunto a Madrid e lo ha scortato e tenuto a cena per quattro giorni di fila. «Se non fosse stato il Milan, con l'affetto che mi lega al presidente Berlusconi, all'ambiente e a tutti i tifosi, non avrei esitato un solo istante ad anticipare subito la risposta negativa»: è sempre stata questa la spiegazione, pubblica e privata, del tecnico di Reggiolo tutte le volte che lo hanno interrogato sul "tira e molla" della settimana scorsa.

Le offerte, dall'Inghilterra, dall'Italia e dalla Germania, non gli sono certo mancate ma al Milan non poteva dire senza riflettere, pensare, valutare. Senza sentirsela insomma. La decisione di scendere dalla giostra e fermarsi un anno ha prevalso persino sulla mozione degli affetti tentata dal Milan. Perciò Ancelotti non ha mai affrontato nel dettaglio la questione del contratto e nemmeno si è soffermato sull'allestimento dello staff da insediare a Milanello: avrebbe firmato in bianco come nel passato raccontano i suoi amici. L'argomento utilizzato da Galliani è stato sempre e soltanto uno: la volontà del presidente di rilanciare il Milan con un tecnico di grandissimo spessore attraverso un mercato "impegnativo". Non è bastato. Berlusconi è stato avvertito in tempo reale ma nei giorni scorsi lo stesso Galliani lo aveva tenuto informato sull'orientamento. Il dirigente berlusconiano è rimasto a Milano per questo motivo: per preparare, a fari spenti, il famoso piano b per l'allenatore e mettere mano anche alle scelte di mercato che la società deve fare (i sette rossoneri con contratto a scadenza, i due prestiti, Destro e Bocchetti, da rispedire al mittente, Van Ginkel di rientro a Londra con possibilità di riconferma). «Abbiamo un'idea» è stato l'unico indizio fornito dal Milan nelle ore successive al no di Ancelotti. E l'indizio per ora si può soffermare su due nomi: uno collaudato, ma non molto gradito al presidente, Sinisa Mihajlovic, appena uscito dalla Samp senza avere una squadra (il Napoli ha cambiato rotta), l'incontro potrebbe già essere oggi, l'altro proveniente dal settore giovanile, Christian Brocchi il cui lavoro gli ha già fatto guadagnare molti consensi. In questo caso la controindicazione sarebbe costituita dal rischio di bruciare un terzo esordiente dopo Seedorf e Inzaghi.

Perciò alla fine anche la terza via, quella più complicata di tutte, Antonio Conte ct in uscita dalla Nazionale, potrebbe diventare la sorpresissima dell'estate milanista.

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